Thomas Berthold: “La Bundesliga riparte ed è giusto così”
Secondo tutti i principali quotidiani tedeschi, dal 16, verrà annunciato, che riprenderà la Bundesliga, il primo grande campionato europeo che ripartirà. «Sono d’accordo con questa decisione: il Governo spiegherà i cambiamenti che ci saranno e sono certo che il calcio saprà rispettare le nuove regole»: Thomas Berthold parla ancora un italiano perfetto, quattro stagioni tra Verona e Roma tra il 1987 ed il 1991 sono un legame indissolubile con l’Italia.
È questa la chiave, anche psicologica, per il ritorno in campo? «Qui ci sono state numerose polemiche per il lockdown che, anche qui, è stato molto duro: la gente ha voglia di tornare alle proprie attività e sta facendo pressione. Il calcio non può permettersi, almeno credo, di spingere: il calcio aspetterà ed il 9 o 16 maggio ricomincerà la Bundesliga, mentre sulle serie inferiori non abbiamo avuto ancora indicazioni. Ovviamente, senza spettatori».
Karl-Heinz Rummenigge ha spiegato come il rispetto del protocollo sarà rigoroso, che sarà una Bundesliga seria. Il pericolo principale è quello che qualche tesserato possa essere contagiato da Covid-19. «I vertici della Bundesliga hanno presentato un protocollo per cui calciatori, staff tecnico e tutti quelli coinvolti nell’evento gara a porte chiuse, compresi giornalisti e forze dell’ordine, fanno tutti in anticipo i test e tutti devono risultare negativi: ci sono, poi, tutta una serie di misure secondarie che rafforzano la sicurezza. Il Governo ha accettato questo protocollo e questo consentirà di far ripartire il nostro campionato».
In Italia si discute molto sulle responsabilità politiche: qual è la situazione in Germania? «Sia in Italia, sia in Germania i politici ascoltano molto gli scienziati e i medici: non credo che qualcuno che guidi il Governo o qualche ministero sia esperto di virologia. E aggiungo: non so neppure quanto gli stessi virologi sappiano come affrontare questo virus. In Germania, due anni fa, abbiamo avuto un’influenza che ha fatto 25.000 morti e non ci sono state chiusure, ora ne abbiamo 6.000 e hanno chiuso tutto, con riflessi sull’economia e sulla vita sociale. Per questo motivo ci sono state tante critiche al lockdown. In Germania, oggi, avere meno morti è inevitabilmente un vantaggio, per lo più anziani già malati».
La Francia chiude il campionato, la Germania vuole riaprire, forse anche l’Inghilterra, mentre in Italia ci sono, per il momento, ipotesi e polemiche. Perché queste differenze? «Oggi, soprattutto in Germania, Inghilterra, Italia e Spagna, a comandare nel calcio sono le televisioni. Gran parte delle entrate per i club arrivano dai diritti televisivi: immagino che la situazione in Francia possa essere diversa, ma non sono mai entrato nei dettagli. Ma, sono certo che in Germania, in Italia ed anche in Inghilterra se non dovesse finire il campionato, il danno economico sarebbe talmente rilevante che ci sarebbero ripercussioni molto pesanti anche sulla prossima stagione. Sarebbe talmente importante l’incidenza che avremmo una diversa Bundesliga, una diversa Premier League, una diversa Serie A perché varie società, semplicemente, non ci sarebbero più. Per questo motivo, si è deciso qui che è fondamentale finire il campionato per incassare i soldi dai partner televisivi».
Perché è favorevole al ritorno in campo? «Perché lo faremo in sicurezza: i test consentiranno a tutti di essere protetti e ce ne sarà un numero molto alto, ma senza che questi test verranno tolti al popolo: anzi, il calcio potrà dare una mano».
Il Mattino