B. Galli (Pres AIACS): «Trasformiamo l’emergenza in opportunità, il calcio va cambiato»
Il presidente dell'Associazione agenti calciatori non approva le parole di Spadafora
Beppe Galli, presidente dell’AIACS (Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società), come state vivendo questo momento voi agenti? Le sue parole ai microfoni del CdS: «Isolati dal sistema calcio. Non abbiamo rapporti con la FIGC e la Lega Serie A. Da tempo non rispondono alle nostre mail. Quando Gravina subentrò a Tavecchio disse che ci avrebbe incontrati: stiamo ancora aspettando. Siamo anche noi degli interlocutori, o no?».
E’ una fase di stallo per tutti. E il calcio si interroga sul suo futuro. «Non mi è piaciuta la frase del Ministro Spadafora, quando dice che il «calcio vive in una bolla». E’ chiaro che non vede con simpatia il calcio. Ma io mi chiedo: è il Ministro dello Sport e parla così? Il calcio è un’industria e va trattata come tale. Io ho paura»
Di che? «Mi sembra che nessuno al Governo abbia ancora capito che il calcio porta allo Stato 1,4 miliardi di imposte. Non è il calcio-balilla. Ma l’hanno capito – penso anche a Malagò – che il calcio genera soldi e fa vivere molte altre discipline del Coni? La Serie A deve ripartire per poter aiutare anche la B e la Lega Pro, che – tra l’altro – avanti di questo passo rischia di non reggere».
Come si è mosso il sistema-calcio finora? «L’unica cosa che hanno pensato è il taglio degli stipendi, andando a colpire gli unici che producono soldi, cioè i calciatori. Gravina doveva chiedere subito i soldi all’UEFA. Perché non glieli ha ancora chiesti? Cosa aspetta? UEFA e FIFA rifiutano di dare i soldi? Ok, allora le Federazioni dovrebbero boicottare UEFA e FIFA. In Italia serve un manager vero che metta allo stesso tavolo tutti i presidenti e li convinca a ragionare come sistema. Ci riusciremo? Non lo so. So che il Coronavirus ha scoperchiato le magagne del nostro calcio. E questa può essere la volta buona per ricostruire: trasformiamo questa emergenza in una opportunità».
Come? «Serve un po’ di fantasia. Mi fa sorridere Tommasi che dice: chiude la scuola, chiude anche il calcio. Così non si va da nessuna parte. E pure Nicchi che blocca a tre le sostituzioni, ma di cosa stiamo parlando? Ne servono cinque. Andremo incontro ad un calcio diverso. Per quanto riguarda il nostro ambito specifico una proposta e un paio di idee ce le ho».
La proposta. «Partire con un gesto forte. Credo che i calciatori di Serie A – lo dico per esperienza quotidiana con i nostri assistiti – siano pronti a dare un mese o due di stipendio in beneficenza. Agli italiani, alla comunità, alle risorse scientifiche, a chi non ce la fa. Se è vero che il calcio è socialità, questa è la prima mossa da fare».
Ok, provi a convincerli. Chiedo: vale anche per voi agenti? «Certo. Se tu all’agente dici: i soldi che prendi quest’anno lasci il 10-15% agli italiani, in beneficenza, a chi ne ha bisogno; ecco – sono pronto a firmare subito – anche per i miei colleghi. Noi agenti siamo i primi che vogliamo delle regole, vogliamo un tavolo comune».
Le idee ora. «Calciomercato aperto tutto l’anno perché non sappiamo cosa succederà. Devi essere pronto all’emergenza, i nuovi contratti li paghi annualmente, la FIGC non deve fissare limiti ai tesserati, ecco magari può imporre l’utilizzo di più italiani. E l’AIC dovrebbe preoccuparsi di creare centri dove si possono allenare i calciatori a parametro, centri da cui si può pescare a campionato in corso. L’unica verità di questi tempi è che con il virus ci devi convivere. Devi avere una strategia, altrimenti poi tra un anno che si fa?».
La Redazione