E’ colpa di Maradona se l’addio di Zico ad Udine fu traumatico!

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Una delle stelle dei meravigliosi anni 80 del calcio italiano fu Zico. Il campione brasiliano restò due stagioni in Friuli, segnando 30 gol in 53 partite. La sua esperienza si concluse traumaticamente nel 1985, con una squalifica di sei giornate per gli insulti a Pirandola, l’arbitro di Udinese-Napoli, finita 2-2 il 12 maggio. Cosa accadde in quei due anni e in quella domenica è raccontato dal giornalista Enzo Palladini nel libro «O Zico o Austria» (Edizioni Incontropiede, pagg. 130, euro 15,50). Provocò quel tumultuoso addio, Maradona. O meglio: la sua mano e la sua furbizia, le stesse che avrebbe tirato fuori tredici mesi dopo all’Azteca contro gli inglesi.
All’88’ il Napoli era in svantaggio contro l’Udinese e la sconfitta fu evitata dal gol di Diego. Con la mano. Lo videro quelli dell’Udinese, l’arbitro e il guardalinee no. Zico andò da Maradona: «Se sei un uomo onesto, confessa all’arbitro che hai segnato con la mano». L’argentino guardò beffardo il brasiliano: «Sono Diego Armando Maradona, il disonesto». Le proteste dei bianconeri furono veementi e Zico davanti ai taccuini disse: «È una cosa terribile, il gol di Maradona è stato segnato in fuorigioco e con la mano». Sei giornate di squalifica e l’immediato ritorno in Brasile, per indossare nuovamente la maglia del Flamengo.
Dopo quasi trent’anni, l’arbitro di Argentina/Germania, Mondiali 90, Edgardo Codesal, ha usato parole durissime per Diego: «Avrei dovuto espellerlo prima della finale di Italia 90, agli inni nazionali, per quell’insulto a tutto lo stadio. Come calciatore, massima ammirazione. Ma come persona è una delle peggiori che abbia mai incontrato in vita mia. Quando cacciai dal campo Monzon, mi disse: Tanto lo so, è un furto della Fifa, non vuole che vinciamo e tu sei stato mandato per questo. Avrei potuto espellerlo anche in quell’occasione».

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Il Mattino

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