Gaetano Fedele, direttore della Fedele Management, fondata con il padre Enrico: storico manager di Cannavaro, ha tra i suoi assistiti Ciccio Caputo
L’ultimo pallone d’oro italiano, Fabio Cannavaro, è passato dalle sue mani. Gaetano Fedele ha sempre avuto un fiuto particolare per il talento: ne percepisce potenzialità e prospettive, come ha fatto il giorno in cui ha deciso di puntare su Francesco “Ciccio” Caputo, il bomber del Sassuolo che fa gola a mezza Serie A. Nel 1995 è diventato agente Fifa, e da qualche mese sta lavorando al progetto “eSports” della Fedele Management. All’interno della società fondata da suo padre Enrico, ha creato un ramo che si sta specializzando sui videogiochi.
Fedele, Perché questa scelta? «È un nuovo modo di sviluppare il calcio, un settore in forte espansione nel quale pensiamo di poter apportare le nostre conoscenze. Vogliamo migliorarlo e renderlo ancora più professionale».
Come state intervenendo? «Cerchiamo i talenti, li contattiamo e ci proponiamo come agenti. Il nostro obiettivo non è solo trovargli una squadra, questo sarebbe riduttivo. Intorno a un player bisogna creare un business a 360 gradi, strutturarlo come una vera e propria azienda: va aiutato nella stipula di accordi commerciali e nel garantire la sua partecipazione alle competizioni più prestigiose. È bene precisare che, attualmente, non esistono regole specifiche sui procuratori eSports, ma per avvicinarsi a questo ambiente serve competenza e passione. Noi vorremmo anche offrire una consulenza alle società, aiutarle a comprendere l’importanza di investire sugli eSports».
Perché un club dovrebbe investire sui videogiocatori? «Puntare su questo mondo va visto come un investimento che può generare profitti importanti. Faccio l’esempio del settore giovanile: chi lo vede come un peso, e non investe, difficilmente produrrà talenti».
Da quanto lavorate al progetto? «Dalla fine del 2019, ma con la crisi del Coronavirus il settore crescerà a dismisura. Abbiamo accelerato i tempi per farci trovare pronti».
Come avviene il reclutamento del player? «Non si può improvvisare. Il nostro settore scouting è guidato da Simone Artina che lavora, insieme a uno staff, di giorno e di notte per scovare i talenti. Guarda le dirette delle partite su Twitch e su YouTube, segnala i giocatori più bravi, li monitora e li contatta. Bisogna conoscere bene le diverse piattaforme: non è detto che un player di Playstation sia forte anche su Xbox e viceversa. Così come giocare su Fifa o su Pes non è la stessa cosa».
Avete già inserito qualche talento nella vostra scuderia? «Ci sono giovani interessanti e a breve chiuderemo molti contatti avviati. Sicuramente uno dei ragazzi di maggiore prospettiva è Lorenzo Tamburini “Tembius7″».
Come superare, secondo lei, il pregiudizio del “nerd”?
«Questi ragazzi non sono dei perdigiorno come qualcuno vuole far credere. Hanno competenze, sono carismatici e acculturati. Frequentano le università, spesso lavorano come informatici. Avete presente la Formula 1? Oltre a essere dei piloti, i player sono anche gli ingegneri della macchina. E la maggior parte di loro non gioca per soldi, ma per amore del gioco. Esiste un’etica del videogiocatore che mi affascina».
La Redazione