Dai ritiri ai test: i 10 punti chiave del protocollo
Impianti sanificati e allenamenti individuali nei primi sette giorni della ripresa: il piano per il via libera.
No, il protocollo medico voluto dalla Federcalcio non può essere considerato un salto nel vuoto. La scienza, dicono gli esperti, non punta mai al buio e preferisce giocare a carte scoperte: se parla, se suggerisce, se propone… lo fa con cognizione di causa. Il documento che dovrebbe garantire la corretta ripresa degli allenamenti attraverso una serie di norme, voluto dal presidente Gravina, è stato redatto dopo due riunioni in video conferenza e una serie di modifiche apportate da fior di professionisti.
Il prof. Zeppilli e la commissione (un medico per ogni categoria, incluso il settore femminile e il Club Italia, più i rappresentanti di atleti, arbitri e allenatori), ma non solo. L’hanno sottoscritto Cauda, Fantoni, Ricciardi e Vaia, rispettivamente infettivologo di fama internazionale, direttore di unità Covid, responsabile sanitario di una delle strutture impegnate in prima linea (lo Spallanzani) e componente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In Serie B e in Serie C fanno notare che le disposizioni sono inapplicabili e costose. Ma la loro osservanza diventerà un presupposto essenziale affinché la terza industria del Paese riparta in sicurezza. Non mancano le zone d’ombra.
Che succede, ad esempio, se un calciatore contrae nuovamente il virus?
Isolare solo il malato (come stabilisce la Figc) potrebbe non bastare dato che la legge prevede due settimane di quarantena per chiunque sia venuto a contatto con il positivo. Il Coni, scettico sulla ripresa, sta realizzando un protocollo con la Federazione Medico Sportiva per l’utilizzo degli impianti alla fine del lockdown. Sarà un vademecum utile agli altri sport. Il calcio si è mosso in anticipo sottoponendo il suo documento a Spadafora (ministro dello Sport) e Speranza (ministro della Salute). Ora aspetta il responso del comitato tecnico-scientifico. Ecco i punti chiave:
1) Sanificazione
I centri sportivi dovranno essere bonificati. Il trattamento avviene con la distribuzione di un prodotto disinfettante che serve a eliminare germi, batteri, funghi e virus.
2) Tre velocità
Priorità alla Serie A, poi la B e la C. Gli esperti hanno consigliato una ripartenza “a tre velocità”.
3) Gruppo squadra
Ogni società dovrà individuare un “gruppo squadra” composto dagli atleti e dal personale ritenuto indispensabile come tecnici, medici, fisioterapisti, massaggiatori, accompagnatori, magazzinieri e cuochi.
4) Test
In un arco di tempo che va dalle 72 alle 96 ore prima del “via” agli allenamenti, le figure individuate (40-50 persone per società) verranno sottoposte a uno screening completo: test molecolare e sierologico, anamnesi, visita clinica (valutazione degli eventuali sintomi e misurazione della temperatura corporea), esami strumentali e del sangue.
5) Ritiri
Quando il gruppo-squadra sarà completamente “negativizzato” può iniziare il ritiro sul modello estivo nei centri sportivi che hanno tutti i confort (campi, foresteria, palestra, ristorante). Chi non li ha (9 club su 20 solo in A) dovrà trovare un’altra struttura per garantire l’isolamento. L’obiettivo è mettere il calcio in una bolla: zero contatti con il mondo esterno.
6) Distanziamento
Nei primi 7 giorni previsti solo allenamenti individuali. Resta obbligatorio il distanziamento di 2 metri.
7) Normalità
L’ottavo giorno nuovi esami dovrebbero confermare che nel gruppo non ci sono positivi. A quel punto, ok alle sedute a pieno regime.
8) Positivo
Che succede se una persona contrae il virus nonostante la negativizzazione? Si procede all’isolamento e alla cura di quest’ultima, senza fermare di nuovo tutto.
9) Contributo
In Figc pensano di risolvere la questione etica (perché i tamponi al calcio e non al resto del Paese?) in questo modo: per ogni test acquistato, i club ne pagheranno un altro per i cittadini. Si è parlato anche di alzare questo rapporto da 1:2 a 1:5.
10) Nuovo protocollo
Al 15° giorno (dopo 1 settimana di lavoro individuale e 1 settimana di lavoro in gruppo) la commissione medica Figc sottoporrà al Governo un nuovo documento per la ripresa delle partite. In quel momento si potrebbe già sapere se esistono ancora zone ad alto rischio (vedi Lombardia) e se la fase 2 sta funzionando. Ipotesi: si riprende a porte chiuse e il ritiro diventa “maxi”, protraendosi per l’intera durata del campionato (1 mese e 3 settimane circa). Fonte: CdS