L’ex calciatore azzurro, Gennaro Scarlato, intervenuto durante la Live Instagram di NapoliSoccer.NET, ha risposto alle domande della redazione e dei tifosi.
Era il 2004 quando con De Laurentiis nacque la nuova era del Napoli. Erano i tempi della Napoli Soccer e ne sei stato il primo capitano. Quali sono i tuoi ricordi?
“Ho un bellissimo ricordo, sono arrivato da giocatore maturo e con più responsabilità. Ricordo ancora il primo giorno, mancava tutto ed era tutto in fase di organizzazione, non avevamo neanche i palloni ma in testa, nel cuore e nelle gambe avevamo una voglia pazzesca di fare un Napoli grande. Purtroppo la mia esperienza è durata un anno e la finale persa contro l’Avellino ha agevolato il mio addio. Potevamo vincere quella finale ma c’erano tante attenuante dato che avevamo due/tre giocatori infortunati ed anche un altro paio erano sotto tono. Il primo giorno che arrivammo non avevamo niente, se non sbaglio Montesanto aveva un pallone brutto e consumato in macchina e con quel pallone facemmo il primo torello”.
Quanto è difficile per un napoletano giocare con la maglia del Napoli?
“Non è facile per un napoletano giocare con la maglia del Napoli, tutti si aspettano sempre di più rispetto agli altri. Ho vissuto due fasi in maglia azzurra: la prima iniziale e poi nel 2004/2005, quando sono diventato capitano. Quando inizi a giocare – racconta Gennaro Scarlato a NapoliSoccer.NET – non ti rendi neanche conto che giochi nella squadra di cui sei tifoso, rappresenti la città in cui sei cresciuto. Quando sono tornato ero capitano ed avevo una responsabilità in più e mi sono reso conto di dover salvaguardare anche tante cose nello spogliatoio. Giocare nella squadra di cui sei tifoso, dove rappresenti la tua città e dove sei cresciuto è un’esperienza unica”.
Quanto ti manca il calcio giocato? Ci fai un bilancio sulla tua carriera calcistica.
“Mi manca tantissimo il calcio, anche se ho intrapreso la carriera da allenatore ad oggi mi manca molto calcare un campo da gioco. È la stessa sensazione di quando ero un calciatore e non potevo giocare.
Il bilancio della mia carriera calcistica è positivo, giocare 355 partite tra i professionisti non è da tutti. Potevo fare molto di più per le mie capacità ma non ci sono riuscito, sia per colpa del mio carattere, non mi tengo nulla dentro, ma anche perché nel mio cammino calcistico ho incontrato molte persone poco chiare e poco umane”.
Quale giocatore ti piace del Napoli attuale?
“Nel Napoli attuale mi ha fatto impazzire, fino al periodo poco felice a livello tecnico, Koulibaly. Se lo vedi bene da vicino ti rendi conto che è un difensore di livello assoluto. Da ex giocatore e da allenatore, andandolo a vedere allo stadio mi sono reso conto che riesce a vedere e capire situazioni che gli altri non riescono neppure ad immaginare”.
Gattuso andrà via?
“Mi auguro di no, bisogna dare continuità ad un progetto, che sappiamo tutti essere partito a metà di quest’anno. Gattuso ha avuto delle difficoltà iniziali ma poi la squadra, prima che il campionato venisse interrotto, ha iniziato a giocare un buon calcio e mi chiedo perché non dare continuità al suo progetto? È normale che poi c’è bisogno che tutto vada nel migliore dei modi”.
Quanto perderebbe il Napoli con l’addio di Mertens?
“Tantissimo, lui in quel ruolo è imprevedibile, non sai mai quello che può fare: venire incontro, attaccare la profondità oppure altro. Man mano che si va avanti alcuni devono per forza andare via perché l’età calcistica sta arrivando al capolinea”.