Da Ulivieri a Reja, da Ventura a Boskov, quanti ricordi per Scarlato
Il racconto dell'ex Napoli Gaetano Scarlato sul rapporto con gli allenatori avuti in carriera.
L’ex calciatore azzurro, Gennaro Scarlato, intervenuto durante la
Live Instagram di NapoliSoccer.NET, ha risposto alle domande della redazione e dei tifosi
Ulivieri, Rumignani e Ventura: che ricordi di questi allenatori e quanto i loro insegnamenti sono stati utili per il proseguo della tua carriera.
“Porto un grande ricordo di questi tre allenatori perchè hanno influito in positivo sulla mia carriera insegnandomi il gioco del calcio. Ulivieri fu il primo che mi utilizzò nel ruolo di difensore, durante il precampionato in un’amichevole contro l’Arezzo. Ero giovane e poco propenso al cambiamento per questo poi mi spostò in avanti. Ulvieri lo ricordo con tanto affetto, stravedeva per me, mi ha insegnato tutto e rivedendolo a Coverciano abbiamo rievocato i tempi che furono.
Rumignani, invece, è quello che ha cambiato il mio ruolo utilizzandomi come difensore: da lì è iniziata una nuova carriera calcistica per me. Sono ritornato in Serie A e poi gran parte di Serie B in quel ruolo. Quando mister Rumignani mi disse che potevo fare il difensore io egoisticamente risposi: “posso anche cambiare ruolo, basta che mi fai giocare altrimenti è inutile”. Con lui in quel ruolo giocai tre partite e poi venni acquistato dall’Udinese.
Ventura diede continuità a quel discorso tattico, è un allenatore che ricordo con grande affetto. Ad Udine mi ha riproposto nuovamente come difensore centrale in Serie A, poi l’ho ritrovato a Napoli”.
Boskov: un tecnico che ha puntato fortemente su di te.
“Lui stravedeva per me e Raffaele Longo ma anche per Carmelo Imbriani, che arrivò dopo, e Alessandro Sbrizzo. Quell’anno sia io che Longo dovevamo giocare titolari, feci tutto il ritiro precampionato da titolare, avevo 17 anni. Alla vigilia della partita di Coppa Italia contro il Lecce, che avrei giocato da titolare, subii un grave infortunio con la rottura della tibia. Dopo essere stato fermo per sei mesi, alla ripresa subii di nuovo lo stesso infortunio e alla fine sono stato fermo due anni. Ricordo che era il primo anno in cui si mettevano i nomi dietro la maglia e la numerazione non era più fissa, presi la 17 sfidando la sorte e mi è andata male.
Gli infortuni hanno influito negativamente sulla mia carriera? Penso di si. Avrei dovuto esordire a 17 anni in Serie A ma a causa del brutto infortunio che mi ha tenuto fermo per due anni ho dovuto esordire a 19, immagina quante presenze avrei potuto fare che non ho fatto e che mi avrebbero segnato la carriera in maniera diversa”.
Reja: Qual è stato il tuo rapporto con il tecnico azzurro?
“Tutti pensano che io abbia avuto un rapporto contrastante con lui ma non è così. L’ho avuto anche a Vincenza a 20 anni ma lì facevo l’attaccante, poi l’ho ritrovato difensore a Napoli. Il mio rapporto è stato buono con lui, anche se qualche diverbio lo abbiamo avuto in quanto avevamo vedute di pensiero diverse. Quando chiedi ad un giocatore importante per la squadra in quel momento quello che pensa, devi anche ascoltare quello che ti dice, magari confrontarti e magari trovare la soluzione insieme. Tante volte questo non avveniva”