Prima mossa: far tornare in Italia i tanti stranieri che – in piena emergenza Codiv 19 – se ne sono tornati in patria, qualcuno con il benestare della società di appartenenza altri approfittando del caos nei giorni delll’emergenza, qualcuno non senza polemiche. Campioni e onesti mestieranti che prima hanno sfornato muffin caldi dal forno ed esibito pettorali oliati a favore di social ergendosi a paladini dell’ #iorestoacasa. Poi hanno preso l’aereo e hanno abbandonato l’Italia. Bene ma non benissimo. In ogni caso: sono già tornati, stanno tornando, o torneranno a breve. Da Cristiano Ronaldo a Kurtic, da Higuain a Ibrahimovic, da Moses a Gervinho, da Rabiot a Schone.
E’ un gigantesco Risiko da risistemare, circa 35 stranieri sparsi in tutto il mondo. Al loro ritorno ci sarà non solo una condizione fisica da ritrovare, ma anche dinamiche di spogliatoio da ricostruire e rapporti societari da definire, non solo in merito ai tagli degli stipendi che in questi giorni sono diventati il principale tema di discussione.
Ovviamente come da protocollo i “rientranti” dovranno rispettare un periodo di due settimane di isolamento tra le due fasi del tampone; ed è proprio per questo che molti club si sono già attivati. Sei dei sette giocatori dell’Inter (Eriksen, Lukaku, Handanovic, Brozovic, Moses e Young) sono rientrati proprio in queste ore. All’appello ne manca uno, si tratta di Godin. Per l’uruguaiano la gestione del ritorno – c’è un volo transoceanico – non è affatto semplice, ma all’Inter confidano di averlo nei ranghi per la metà di questa settimana. Fonte: CdS