Zazzaroni – A porte chiuse (per un po’) il calcio riappare

0

«Lo dice il poeta: a porte chiuse il calcio scompare», così Beppe Severgnini sul Corriere della Sera. Errore: a porte chiuse il calcio riappare. Lo dico io, (Zazzaroni) che non sono un poeta, solo un giornalista sportivo. 

Factory della Comunicazione

A porte chiuse, per tutto il tempo in cui dovrà sottostare a questa condizione, il calcio riacquisterà il suo significato originario, la sua umiltà e la sua nobiltà, accantonando le tante miserie, e sarà un bene per tutti. I calciatori dovranno dimostrare quanto valgono sul piano tecnico e del carattere senza il contributo di stimoli esterni. L’arbitro con poca personalità non subirà i condizionamenti “della bolgia”. Non sentiremo cori contro i giocatori di colore, né contro i napoletani. Non saranno esposti striscioni di odio. Per un po’ nessuno ci spiegherà che i buu razzisti sono semplicemente degli sfottò. Seguiremo le partite alla televisione prendendocela con il telecronista che non becca un giocatore o il commentatore che chissà cosa avrà visto. Ma tanto loro non ci sentiranno. Apprezzeremo la partita in sé, le giocate, gli atteggiamenti, i disegni tattici, le strategie, il calcio più autentico, l’originale. Che può avere appassionati che vanno ben oltre lo stadio vuoto.
Io che non ho vissuto a Washington DC, ma sono cresciuto a Bologna PCI e da un po’ vivo a Monza MB, riprendo le parole di uno scrittore amatissimo dai calciofili intellettuali (come Severgnini, immagino), Eduardo Galeano: “Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio”. Dove il pubblico non è necessario. 

 

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.