Coronavirus a Napoli: crescono i decessi al Posillipo e Porto, l’Arenella resiste

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Nei primi tre mesi del 2020 a Napoli ci sono stati meno morti rispetto all’anno precedente, per la precisione sono stati 150 in meno perché si è passati dai 3.599 decessi del primo trimestre dello scorso anno ai 3.449 di quello in corso.
Il dato contiene tutte le persone che hanno perso la vita sul territorio cittadino, anche quelle provenienti da altri comuni che sono, purtroppo, tante e generalmente muoiono in ospedale: l’anno scorso tra gennaio e marzo furono 824, quest’anno sono state di meno, 734 in totale.Tutte le altre persone finite nell’anagrafe dei decessi sono della nostra città, così abbiamo provato a suddividerle per quartiere di residenza per capire cosa accade. Ovviamente non si tratta di un’analisi epidemiologica né di un approfondimento statistico. È la semplice narrazione di fatti accaduti, è un raffronto senza pretese scientifiche fra quel che è successo l’anno passato e ciò che è accaduto in questo sciagurato 2020.

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L’aggressione del virus fortunatamente non ha inciso negativamente sulla mortalità complessiva della città di Napoli. Esclusi dal conto i defunti che non appartenevano al comune partenopeo, la differenza in valore assoluto fra i decessi d’inizio anno 2019 rispetto al 2020 segna comunque una flessione di 60 unità (da 2.775 a 2.715) che in termini percentuali si trasforma in un 2,16% che segnala una variazione talmente minima da far considerare il dato in sostanziale pareggio rispetto al passato.

Nella suddivisione quartiere per quartiere, però, si registrano variazioni alle quali, lo ribadiamo, non intendiamo attribuire nessun valore epidemiologico né statistico. Da un lato c’è ad esempio il “caso-Miano”, quartiere dove si registra un’importante flessione nel numero dei decessi che decresce quasi del 39% passando dai 70 del primo trimestre 2019 ai 43 dell’anno in corso. Anche a Scampia si osserva un dato estremamente positivo con il numero dei decessi che scende di venti unità (da 103 a 83) con una variazione percentuale superiore al -19%.Dal raffronto, quartiere per quartiere, degli ultimi due anni, però vengono fuori anche variazioni in sostanziale crescita. È il caso, ad esempio, del piccolissimo quartiere Porto che con una crescita in valore assoluto di soli nove morti rispetto allo scorso anno (da 14 a 23), vede decollare il valore percentuale dei morti di quartiere che arrivano a un preoccupante 64%.

Meritano, poi, un focus a parte le due municipalità dove si è registrato il più alto numero di contagi: la numero 5 che racchiude Arenella e Vomero, e la 1 che comprende Chiaia e Posillipo.

L’Arenella è l’unico fra i quattro quartieri in esame che ha fatto segnare una decrescita del numero dei decessi fra primo trimestre 2019 e 2020: si è passati da 250 a 216 con una variazione percentuale pari al -13,6%. A Chiaia una lievissima crescita in valore assoluto con un assaggio da 127 a 132 decessi che in termini percentuali vale un 3,9%. Al Vomero l’aumento è leggermente più sostenuto con un 9,74% generato dai quindici morti in più nel raffronto tra i due anni (da 154 a 169).

Posillipo è, invece, il quartiere dove il numero dei defunti ha inciso in maniera più netta: nel periodo gennaio-marzo del 2019 sono morte 54 persone, quest’anno i funerali sono stati 70. Sedici in più che valgono una crescita del 29,6%.
Nel confronto abbiamo anche isolato i dati del solo mese di marzo riferiti all’intera città di Napoli. Si tratta dei giorni più duri nella lotta contro il coronavirus ma, comunque, Napoli è riuscita a resistere: a marzo del 2020 l’anagrafe di Napoli ha registrato 883 morti, l’anno precedente erano stati tre in più, 886. Se confrontiamo il valore con il terzo mese del 2018 la differenza viene fuori in maniera ancora più intensa: due anni fa i decessi in città furono 905, 22 in più rispetto al 2020.

Non c’è nessuna pretesa scientifica né statistica dietro questi numeri, lo ribadiamo. Eppure questo segnale di “resistenza” anche nei giorni dell’aggressione del virus ci piace. Napoli sa lottare e vincere, noi vogliamo pensarla così, anche senza il conforto delle analisi scientifiche.

 

Fonte: mattino.it

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