Il congedo da Napoli fu sofferto per Andrea Dossena. L’aveva scoperta e fu difficile lasciarla andare: «Ricordo ancora il giorno in cui decisi di andare via, al Palermo, dove dopo sette giorni, quando capii che nessuna delle promesse che mi erano state fatte sarebbe stata mantenuta». E a sinistra, però anche a destra, sembra di essere ai margini, aree dimenticate d’un football che guarda spesso altrove: «In genere, un club pensa sempre prima ai portieri, ai centrocampisti, agli attaccanti, alle mezze ali, ai centrali. I fluidificanti, come si diceva una volta, vengono dopo. E mi sembra che ci sia poco in giro adesso: in Italia bene gli esterni dell’Atalanta, Gosens e Hateboer, Theo Hernandez del Milan, Di Lorenzo che è stato l’acquisto più azzeccato del Napoli e Mario Rui; ovviamente Alex Sandro e Danilo della Juventus, poi mi piace Lirola della Fiorentina. Ma non vedo in giro gente che possa indurre a follie: pensi che per me il più bravo resta ancora Kolarov, che mi pare compirà trentacinque anni tra un po’».
CdS