Collavino (Ds Udinese): “Il napoletano Di Natale è il mio idolo”
Franco Collavino, dg e ad dell’Udinese, vent’anni esatti di militanza. Partiamo dall’attualità: emergenza Coronavirus. La Serie A si interroga su quando ripartire. Qual è la posizione dell’Udinese? «E’ ancora prematuro parlare di una ripresa, c’è troppa sofferenza in Italia, muoiono ancora 700 persone al giorno. Vedo molto complessa la chiusura di questo campionato. Secondo me dobbiamo preoccuparci di pianificare il prossimo, il 2020/21, per fare in modo che sia una stagione regolare».
Avete già preso un accordo con i giocatori per il taglio degli stipendi? «No, prima dovranno essere chiari gli scenari. Poi, ognuno dovrà fare la sua parte. Io ho già preso individualmente una decisione, mi sono autoridotto lo stipendio».
Di quanto? «Del 50%, l’ho comunicato in queste ore alla società».
Complimenti. Nella riga vuota tra un numero e l’altro dei bilanci, da vent’anni batte il cuore di un tifoso. La prima cotta? «Causio e Zico, anni ’80. Più di recente Di Natale: quello che ha fatto per l’Udinese è stato straordinario».
Com’è cambiata l’Udinese dal 2000 ad oggi? «L’evoluzione è stata impressionante. Negli anni abbiamo maturato solidità, competenze, personalità. Non solo per quanto fatto vedere in campo, con i piazzamenti e la partecipazione a Champions e Europa League. Parliamo di una società che è in Serie A ininterrottamente da 25 anni. Abbiamo costruito uno stadio, ci relazioniamo con sponsor internazionali, godiamo di un ruolo centrale in Lega, abbiamo forti rapporti con l’UEFA, UdineseTv ha un bacino d’utenza di un milione di telespettatori».
Cosa rappresenta la famiglia Pozzo per l’Udinese? «Un punto di riferimento fondamentale, a loro mi lega stima e affetto. Il nostro è un percorso sempre più stimolante, anche per il respiro internazionale e le nuove sinergie che abbiamo con il Watford, l’altro club dei Pozzo».
L’Udinese è da sempre l’esempio di una provincia italiana virtuosa. Come si coniuga questo con l’idea di una Superlega e di una forbice sempre più netta tra i club ricchi e gli altri? «Credo che la forza sia quella di valorizzare i singoli campionati, bisogna partire da qui. E’ importante che le società non perdano la loro identità, devono lavorare per una maggiore competitività: noi con la Dacia Arena in questo senso siamo avanti. Non è un caso che sia stata la sede della finale dello scorso Europeo Under 21».
Gotti resta o no sulla panchina dell’Udinese? «Siamo molto contenti di lui, la sua è una storia molto bella, un esempio di rigore e professionalità, ma visti i giorni che viviamo, non abbiamo ancora deciso nulla».
Per chiudere: qual è stato il colpo che da dirigente l’ha soddisfatta di più? «L’acquisto di Alexis Sanchez, era uno sconosciuto, da noi è diventato un fuoriclasse. Quando nel 2011 l’abbiamo venduto al Barcellona – tra parte fissa e variabile – abbiamo incassato circa 46 milioni, non male vero?».
Fonte: CdS