LA LETTURA
La lettura, pertanto, di un possibile “allentamento” sui parametri del Fair play finanziario è totalmente priva di fondamento e non aderente alla realtà. Pur comprendendo il difficile momento di molte società, sotto il profilo economico-finanziario, non possono essere, in alcun modo, disattesi i principi ispiratori del progetto, ideato, nel 2009, con un doppio obiettivo. Contenere i rischi di fallimento aziendale di molti club europei. Creando, nel contempo, un ecosistema più competitivo (l’obiettivo iniziale era ridurre la distanza economica tra top e piccoli-medi club).
Linea confermata su parametri e sanzioni. Restano confermate così i principali adempimenti richiesti dall’Uefa per non incorrere in sanzioni. Uno dei quattro pilastri del Fpf infatti è il cosiddetto “going concern”. Ovvero la capacità delle società di calcio di muoversi costantemente in una logica di continuità aziendale. Altrettanto importante è il “negative equity”. Per le società infatti è sempre più importante poter disporre di un “patrimonio netto” non negativo (considerando la differenza tra il totale delle attività e delle passività). Sempre l’Uefa analizza costantemente l’”overdue payables” (l’assenza di debiti scaduti verso altri club, tesserati e istituzioni fiscali-previdenziali) e il cosiddetto “break even results” (o pareggio di bilancio). Fonte: CdS