Ottavio Bianchi, ex tecnico del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito del momento di emergenza che sta attraversando il Paese: “Sono qui da solo, a Bergamo Alta, ho dovuto rinunciare alla signora che dava una mano in casa. Non posso vedere i ragazzi, mi lasciano da mangiare e qualcosa da leggere sul pianerottolo, e ho sempre davanti agli occhi le immagini delle bare sui camion militari. Non ero uno da pianti, adesso le lacrime arrivano a tradimento. Mi chiedo perché proprio Bergamo, e Brescia, e la Lombardia, perché migliaia di morti che se ne vanno da soli, senza il conforto di una mano, di uno sguardo”.
Ha aggiunto: “So cosa significa essere in rianimazione, intubato, mi è successo qualche anno fa di essere appeso a un filo. E mi sembravano eroi già allora quelli che mi assistevano 24 ore su 24, oggi lo sono per tutti, ma intanto li hanno mandati in guerra disarmati e quanti ne muoiono a loro volta per salvare gli altri. Poi senti i parolai, abbiamo ordinato questo, abbiamo ordinato quest’altro, anche io ordinavo di vincere quella partita ma erano per l’appunto parole. Un giorno qualche risposta ce la dovranno pur dare, i parolai, quelli che hanno tagliato la sanità pubblica per cominciare. E la dovranno innanzitutto a questi eroi che rischiano la loro vita sino allo stremo delle forze”.
Il calcio vuole riprendere il prima possibile? “Non ha senso no. Sono chiacchiere di alieni, mentre negli ospedali e nelle strutture per anziani sono costretti a lasciar morire la gente che non possono curare. Conosco il mondo del calcio da quando avevo 13 anni, ma in un momento come questo riesce ad andare oltre l’immaginazione”.