Il calciatore è un lavoratore autonomo dipendente e non si può bloccare lo stipendio

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L’idea di sospendere il pagamento dello stipendio di marzo è stata solo una prima mossa. Un modo per smuovere le acque e per aprire un fronte. Anche perché, all’atto pratico, non cambia nulla per i club, tenuto conto che la scadenza per quella mensilità e la fine di maggio. In realtà, dietro questo passo c’è un disegno più ampio che ha come obiettivo allargare quello stesso fronte anche al resto dell’Europa, creando un asse con le altre Leghe, a partire da quelle più importanti, ma coinvolgendo anche le più piccole.

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Non a caso, a tirare le fila in questo sono i grandi club, vale a dire quelli che hanno i campioni, a cui versano ingaggi elevatissimi. E, infatti, i primi riscontri concreti sono arrivati da Real Madrid e Barcellona: non poteva essere altrimenti visto che il club catalano, ad esempio, tocca quota 500 milioni per il pagamento del personale. Già, ma l’obiettivo finale quale di questa iniziativa quale potrebbe essere? Tenuto conto che a marzo, almeno in parte, si è giocato, e quindi per quella parte andrà pagato, aggiungendo le mensilità complete di aprile, maggio e giugno, il taglio agli ingaggi potrebbe aggirarsi tra il 25 e il 30%. Attenzione, però, perché il calciatore è un lavoratore autonomo dipendente e le normative in vigore impediscono di bloccare gli stipendi. Si può solo smettere di pagarli… Fonte: Cds

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