Alla fine i bradipi che gestiscono lo sport più amato degli italiani, non hanno avuto la forza, l’energia, il coraggio, di decidere quello che sembrava più ovvio: sospendere il campionato alla luce dell’ulteriore provvedimento restrittivo notte del Consiglio dei ministri.
Probabilmente, lo faranno domani dopo che nessuno (nessuno), dalla Figc alla Lega e ai Calciatori, si è voluto prendere l’onere di dire stop alle partite a porte chiuse. In serata, il capo dello sport Malagò fa capire che non ci sono vie d’uscita: «O domani in consiglio federale la Figc conferma di andare avanti e se ne assume la responsabilità, oppure devono commissariare la Lega di A. Io posso dargli una mano, dico solo che tutti quanti devono andare verso la stessa direzione. Non è che il calcio può avere regole diverse dagli altri sport di squadra, non ci possono sere margini», dice il presidente del Coni Giovanni Malagò. Una giornata assurda in un Paese pieno zeppo di Ponzio Pilati dove pure il governo ha recitato la sua parte.
Con il ministro dello sport, Spadafora, che venti minuti prima del fischio di inizio di Parma-Spal, attorno a mezzogiorno, inviava un messaggio ai vertici della Lega di «invito a valutare» se giocare o no. Da questo momento è stata una escalation di frasi con il lanciafiamme, di tutti contro tutti, dove la parola finale dovrebbe essere messa dal Consiglio federale straordinario di domani.
I presidenti attendono un segnale dall’Uefa: se dovesse arrivare il rinvio di Euro2020 allo stop non si opporrebbe nessuno. A meno che, nel frattempo, il governo non faccia la cosa più logica: un decreto che vieti il calcio di serie A anche a porte chiuse. Cosa che non ha fatto fino ad adesso. Fonte: Il Mattino