Non sarà affascinante come salire su una mongolfiera e provare a compiere il giro del mondo, ma in 80 giorni l’impatto di Gattuso a Napoli è stato altrettanto rivoluzionario. Perché prima di guardare dove sono oggi gli azzurri (in classifica e con la testa), bisognerebbe ricordarsi dove erano 1’11 dicembre 2019, ovvero quando Ringhio si è messo al timone di una nave in mare aperto e nel pieno di una burrasca.
DA ZERO A CENTO
L’esonero di Ancelotti era arrivato dopo un fragoroso 4-0 di Champions contro il Genk, risultato che aveva garantito agli azzurri l’accesso agli ottavi di finale della massima competizione europea. Ma i problemi erano tutt’altro che risolti. D’altra parte l’esordio di Gattuso era coinciso con la sconfitta casalinga in campionato contro il Parma con annesso infortunio di Koulibaly (che al momento è ancora fuori dai giochi).
Insomma: inizio da paura per Ringhio che ha saputo mettersi sotto e ha iniziato a lavorare con i suoi metodi, senza guardare in faccia a nessuno. Ha preso una squadra con il morale sotto i tacchetti, funestata da guerre intestine tra musi lunghi per le multe da pagare e mal di pancia per i contratti in scadenza.
E lui? Niente paura. Come un pugile di esperienza ha saputo incassare. Tutto. Il malcontento, i risultati (all’inizio della sua avventura sono stati decisamente negativi) e un gioco che faticava terribilmente a decollare. Ma senza mai perdere il senno. Ha alzato la voce quando è stato necessario, ha parlato faccia a faccia con tutti gli scontenti e non ha avuto paura di tenerli a colloquio fino alle 3 di notte dopo il brutto ko casalingo contro la Fiorentina. Un chiarimento fondamentale per mettere la pallina sul piano inclinato e iniziare a carburare. Fonte: Il Mattino