Una sola sbandata, quella col Lecce. Poi il cammino di Rino Gattuso è stato praticamente perfetto in questi ultimi trenta giorni di resurrezione. C’è la sua firma anche nel successo di Brescia, perché l’impeto con cui ha affrontato la squadra nell’intervallo è stato da autentico condottiero. Ed è probabilmente quello che ha segnato la svolta. Una furia, Ringhio. Ma non solo con le parole (e parolacce, certo), perché lo stato d’animo del tecnico è tutto nella rabbia con cui ha preso a calci qualsiasi cosa gli capitasse a tiro in quello spogliatoio nell’intervallo.
Motivo per cui a fine gara era persino dolorante a un piede. In certi casi, quindi, le parole vengono superate dalle immagini. E la rabbia di Gattuso non deve essere stata una scena che ha dato serenità agli azzurri. In quei momenti, si può capire se la squadra sta con l’allenatore oppure no: perché se non vengono gradite certe irruenti reazioni di stizza, i calciatori possono anche decidere di lasciar affondare l’allenatore nella propria rabbia. Non è andata così. Ringhio ha poi mandato un altro segnale: quando la squadra è rientrata in campo, nel secondo tempo, era lui quello davanti a tutti. Come a suonare la carica. Il Napoli, grazie a Gattuso, è ora una squadra vera, quadrata, magari non brillante nel gioco, ma solida nelle sue convinzioni. E unita, come non lo era il giorno in cui Gattuso è arrivato a Castel Volturno, dove ha trovato solo macerie. Fonte: Il Mattino