Niente striscioni, protesta ultrà per il caro biglietti Champions

I 70 euro contro il Barcellona, motivo dello sciopero del tifo

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Un’altra giornata di protesta, un’altra sconfitta. Ieri il San Paolo era pieno, poco più di 40 mila, per il Lecce ma lo stadio è stato quasi sempre in silenzio. Pochi ed estemporanei i cori del San Paolo. Contro la Juve e la Lazio gli ultrà erano stati determinanti, ieri pomeriggio sono rimasti in silenzio. Una nuova protesta, stavolta contro il caro biglietti. In curva A bandiere e striscioni sono stati arrotolati dopo qualche secondo e così rimasti per tutti i novanta minuti. In curva B molti gruppi non sono entrati. E così stavolta non c’è stata nessuna coreografia, nessuna spinta, secondo le pagine de “il Mattino”, se non nei momenti esaltanti, agli azzurri. Che con il passare dei minuti si sono afflosciati. Una decisione inattesa. Presa un’ora prima della partita dal tifo organizzato. Che sino a praticamente prima della vittoria con la Juventus erano stati protagonisti di una lunga protesta contro le nuove regole di accesso allo stadio. Che vietano di usare i megafoni per guidare i cori, obbligano a rispettare i posti assegnati sui biglietti anche per i capi della curva che non possono occupare posti lasciati vuoti, non permettono di stare in curva spalle al campo, come fanno di solito i capi ultras per rivolgersi alla curva guidandone i cori.

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La Redazione

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