Quagliarella è un fenomeno che andrebbe custodito per l’eternità

Grande partita attaccante dell'azzurro.

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Sedici minuti per sospettare che il Napoli se ne sia andato, fiero e sprezzante, a inseguire la sorte e il proprio prestigio: e invece non è mai finita, non può esserlo così presto, quando all’improvviso dallo spazio scende Fabio Quagliarella, un fenomeno che andrebbe custodito per l’eternità, per godersi quel talento smisurato che stavolta va ad arricchire la galleria dei propri capolavori con una volée di destro che riapre quella partita (apparentemente) chiusa. E lì che si stagliano protagonisti in sequenza e la seconda mossa la concede Ranieri, rimodellando la Samp (sin dal 10′) e costruendola con Ramirez trequartista ed Ekdal metodista, una scelta necessaria per proteggere la difesa e sgretolare Lobotka; il resto lo fa il Napoli, che smette di palleggiare, di governare in ampiezza e persino in scioltezza. E’ una nottata stilisticamente esaltante, con un calcio che rapisce nei primi venti minuti del Napoli e negli altri venticinque della Samp: c’è esuberanza (di Zielinski, di Mario Rui, di un Elmas ch’è tutto da assorbire, però anche di Ramirez, di Tonelli, di Ekdal) e poi c’è una ricerca diversa di attaccare le profondità che improvvisamente si scorgono. 

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