I cori di Marassi: Una catena che non si riesce a spezzare

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MARASSI

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Impossibile riuscire a saziare gli idioti dei cori razzisti. Perché i cori di discriminazione territoriale altro non sono che cori di odio veri e propri. Fino a quando si dovranno sopportare i beceri inni al Vesuvio e alla sua lava che tutto deve distruggere sempre facendo finta che si tratta solo di goliardia, di rivalità calcistica e null’altro. Oppure, come consiglia qualche alto dirigente della Lega, basta davvero far finta che non ci sono stati per eliminarli?

L’INTERRUZIONE DI DUE ANNI FA

Eppure proprio qui, due anni fa, proprio per i cori contro Napoli e i napoletani la gara venne interrotta. Per la prima volta nella storia venne applicato, alla lettera, il regolamento e per protesta, senza ipocrisia, l’arbitro portò le squadre al centro del campo minacciando di fermare tutti e di spedire i calciatori negli spogliatoi. Rimase un granello di sabbia nel deserto. Tant’è, che anche ieri sera, verso la fine della partita, l’intera curva degli ultrà della Sampdoria, ha iniziato a intonare quei soavi cori della vergogna: «Lavali col fuoco, ‘o Vesuvio lavali col fuoco». E prima ancora il ritornello: «’O colerosi terremotati». Funziona troppo spesso così da queste parti. D’altronde, a pochi chilometri c’è il Festival di Sanremo e magari con queste musichette desolanti e sconsolanti i tifosi della Sampdoria punta prima o poi a parteciparvi. È una catena, ma si può spezzare. È un nodo scorsoio attorno al collo delle società di calcio, ma si può tagliare. Serve molto coraggio per farlo. Fonte: Il Mattino

 

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