Dalle pagine del CdS, lì’opinione di Ciccio Marolda in merito alla gara di ieri:
Dal “realismo sporco” del pallone, dal calcio estremista, comunista, magari ispirato – ma molto alla lontana – proprio dal talento anche sporcaccione di Bukowski, al calcio capitalista che più capitalista non si può. Con tutto quello che poi ne consegue, si capisce. Dalle scelte assai più redditizie, alle diverse e meglio pagate convinzioni. Intendiamoci, cambiare idea è un diritto. Svegliarsi una mattina e vedere le cose in altro modo non sarà mai un peccato così Javi Poves non sarà mai un eroe. Ma com’è vero questo è vero pure che ai napoletani non può essere negata la libertà di sentirsi ancora traditi, presi in giro.
Cosa che, al là di meriti e divertimenti forse irripetibili, oggi fa masticare amaro anche gli antichi ascari di Sarri. Già, perché di lui si tratta. E di quei fischi del San Paolo, avvelenati dall’antica delusione. C’è poco da fare: quell’abbraccio alla Juve dopo essersi atteggiato a difensore della napoletanità non può essere digerita facilmente. Ma forse, ad essere onesti, nella notte dei fischi e dei ricordi se colpe ci sono non sono del vecchio Comandante patito del pallone e delle sigarette e con la capitalistica e legittima voglia d’arricchirsi. No, se colpe ci sono, sono di chi quel signore l’aveva eletto a proprio difensore, spingendone le virtù ben al di là degli angusti confini del pallone. Un errore per il quale da tempo ci sono in giro molti pentimenti.
Ma da oggi sarà tutt’altra storia. Consumata la vendetta, la Napoli del pallone volta pagina. Dal quel “sarrismo” che è stata l’infatuazione d’un momento. Ma che in realtà non è mai esistito perché non ha mai prodotto nulla che non fosse un effimero successo e un’illusione. Il Napoli dopo anche la sfortunata esperienza di Ancelotti, passa dal calcio astratto a quello della concretezza.
Del resto, glielo impone la cruda realtà d’un deludente decimo posto che non dà più tempo e modo e voglia di pensare a Sarri e ad Ancelotti e che pretende, invece, un progetto nuovo e anche nuova gente. Da Sarri a Sarri, insomma: un’epoca s’è chiusa e se ne apre un’altra. Però dopo questi due ultimi successi – quello con la Lazio in coppa e quello di ieri con la Juve – con una certezza che gli ultimi tempi avevano messo in discussione: questo Napoli, con il suo ritrovato capitano, non è più tutto da buttare. E se è così, Coppa Italia e – visto l’ultimo Barcellona – persino i quarti di Champions non sono più impossibili traguardi.