Lui era Batman, semplicemente. E da ex portiere osserva i portieri, soprattutto quelli azzurri. Adesso pare che in casa Napoli si siano un po’ sovvertite le gerarchie. Pino Taglialatela osserva e studia. È affascinato dalle qualità del giovane Meret così come dall’esperienza e dalla personalità di Ospina:
Ma cosa vuol dire giocarsi il posto ogni settimana? «È una sensazione che non ho provato in carriera, perché ai miei tempi era diverso: c’era il primo portiere e il secondo portiere. Mentre oggi ci sono due titolari, anzi tre, perché anche Karnezis è sul livello di Meret e Ospina».
Gattuso ha fatto capire che in questo momento preferisce il colombiano. «Penso si riferisca al fatto che Ospina in questo momento è più avanti nella qualità del gioco con i piedi, cosa peraltro quasi fisiologica vista la sua maggiore esperienza. Ma attenzione: nell’ultimo anno anche Meret è migliorato tanto in questo fondamentale».
Che tipo di portieri sono? «Paragonarli non si può, ma una cosa si può dire: Meret è un fenomeno nel suo ruolo. Magari gli manca un po’ di dimestichezza con i piedi, ma va anche detto che non ha mai fatto nulla di sbagliato e sta crescendo, Meret rappresenta il futuro».
Eppure l’allenatore del Napoli ha fatto capire che vuole un portiere abile anche con i piedi. «Da punto di vista di questo fondamentale in questo caso vede più pronto Ospina anche perché il calcio moderno vuole questo tipo di approccio. Ma credo che nel fondamentale della parata in sé Meret sia il migliore in Italia».
Quindi non è una bocciatura? «Assolutamente no. Deve essere uno sprone che lo farà crescere ancora di più».
L’alternanza ci può stare? «Penso sia giusto così, anche perché il Napoli è impegnato in tante competizioni».
Sapere di non essere il titolare può influire psicologicamente? «Non penso proprio, anzi. Meret sta crescendo anche grazie a Karnezis e Ospina che hanno più esperienza di lui».
In cosa lo vede migliorato? «Nella preparazione della gara e nel comandare la difesa. Inizia a fare le cose da top nel suo ruolo. E poi ha delle sue doti naturali che sono fuori dal comune».
Ovvero? «Già da quando aveva 18 anni sembrava ne avesse 40 dal punto di vista della tranquillità che trasmette. Rende semplici le parate e mi ricorda molto Zoff. Il vero portiere lo vedi nel fatto che sa riscattarsi dopo gli errori e lui non è uno che si abbatte»
Fonte: Il Mattino