Fabian Ruiz s’è ritrovato da fenomeno spagnolo e internazionale a capro espiatorio d’una involuzione collettiva della quale è diventato il simbolo: in tre mesi, è passato da enfant prodige a reietto, portando in sé anche limiti che non gli appartengono, perché tra le tante cose che sa fare non rientra la capacità di organizzare un centrocampo a tre. Non ce l’ha dentro, non ha la visione periferica per interpretare, né la cadenza per illuminare dal basso: è nato mezzala, è diventato interno, sa essere incursore e si è adattato, anche bene, nella mediana a due: ma gli manca la capacità di schermare, non sa offrire senso di protezione, quello che Allan garantisce ma sottraendo alla manovra la sua esuberanza.
Fonte: CdS