Insigne ha già fatto tredici: è ora di tornare al passato

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Tredici partite, cioè centocinque giorni ed un Insigne che non si rivede più in se stesso, s’è accovacciato, il capitano del Napoli nelle ombre di quel 5 novembre, la notte dell’ammutinamento. E’ comunque troppo facile individuare il simbolo dell’eclissi in lui, sembrerebbe anche perfido e ingeneroso. Fatto sta che Insigne ha abbandonato la sua disinvoltura, non riesce più a condire d’allegria le sue giornate. «Non è vero che Insigne non è ancora esploso, perché quello che ha ottenuto se lo è guadagnato», dice Gattuso, però ai capitani viene chiesto di più e Insigne è il capitano. Napoletano. Al momento annovera tre gol. E sono pochi, praticamente niente per chi è andato in doppia cifra quattro volte su quattro nelle ultime stagioni. Serve riappropriarsi di se stesso, di riscoprire la leggerezza smarrita, di avvertire intorno voci amiche. Serve un vecchio Insigne, insomma

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CdS

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