Il ricordo di Gianni De Bury di Ciccio Marolda sulle pagine de Il Corriere dello Sport:
E Un altro pezzo di Napoli che se ne va. Gianni De Bury s’è spento la notte scorsa alla soglia di quei novant’anni che trattava con la sua immancabile ironia. Per dirla con il suo amico di sempre Luciano De Crescenzo era un “uomo d’amore”. Un uomo poliedrico, dalle mille idee e di altrettante iniziative, Gianni De Bury aveva anche un mucchio di passioni: la fotografia, la radio, i libri, la cucina, Ischia, il Napoli. Il suo Napoli. Quello che l’aveva visto anche socio e dirigente negli anni bui, ma anche in quelli meno tristi, fino a quelli felici degli scudetti e delle Coppe. Una passione che trasformò anche in impresa di servizio con la “Tuttazzurro”, a quel tempo unica rivendita autorizzata alla commercializzazione dei biglietti per lo stadio. Fu tra i pionieri delle “radio libere” e dell’ interazione con gli ascoltatori. Fu un successo. Così come il suo percorso di fotografo entusiasta. Era immancabile, Gianni De Bury sul prato del San Paolo, macchina fotografica al collo, infilato nella sua pettorina azzurra per fissare volti e sentimenti dei calciatori, ma anche della gente dello stadio. Ha scritto pure libri, Gianni De Bury. Libri di sport e libri di cucina. E poi amava il mare. Amava Ischia. Cartaromana. Gli scogli di sant’Anna proprio di fronte al Castello Aragonese. Là d’estate ormeggiava la sua barca per andare a pesca. «Anche stamattina vado a dare da mangiare ai pesci», diceva. E ora in lacrime ci sono pure spigole e pezzogne, caro Gianni.
CdS