Alessio Tacchinardi: “Se al Camp Nou ci vai con il braccino, è finita”

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Camp Nou. L’ultima italiana a vincerci fu la Juventus di Marcello Lippi nel 2003. In quella squadra giocava Alessio Tacchinardi, che poi contro il Barcellona ha giocato ancora da avversario vestendo la maglia del Villarreal. 

Con quale approccio si deve andare al Camp Nou? «Se vai a giocare lì con timore è meglio che resti a casa».

Addirittura? «Quello è uno degli stadi peggiori dove andare a giocare. E ai miei tempi non c’era neanche Messi…»

 

Cosa ha di tanto difficile questo stadio? «Il campo è grandissimo, molto più del solito e le distanze sono completamente diverse rispetto a quelle a cui i calciatori sono abituati. Sembra un aeroporto. Le dimensioni del campo fanno la differenza».

Perché? «Nell’uno contro uno ti ammazzano perché sono tutti giocatori bravi e imprevedibili nel breve. E poi fanno girare la palla in maniera impeccabile».

E l’ambiente? «In due parole: una bolgia. Sono 90mila che spingono dall’inizio alla fine. Appena tocchi un giocatore cade per terra e il pubblico inizia a fare casino contro l’arbitro per intimorirlo in una maniera tale che se non sei stato lì non ci credi. Sono bravi a provocare. Ma anche il San Paolo non è da meno dal punto di vista ambientale, quindi gli azzurri dovranno giocarsi molto nella gara casalinga».

Ecco, veniamo all’approccio da avere contro il Barcellona...«Se vai a giocare una partita solo difensiva, ti ammazzano. È fondamentale non avere il braccino. In tal senso mi viene in mente la Juve che tre anni fa andò a pareggiare 0-0 a Barcellona. In difesa aveva Alex Sandro e Cuadrado che spingevano e davanti giocava con 4 punte. Certo, hanno rischiato ma hanno messo in difficoltà i catalani. Avevano capito che difendendosi e basta non avrebbero avuto speranze».

E il Napoli, invece, che speranze ha? «Ci sono due elementi da non sottovalutare: seppur fortissimo, questo non è un Barcellona mostruoso. Non è quello di 4-5 anni fa che andava a mille all’ora».

E poi? «Non è una partita da giocare oggi fortunatamente per il Napoli. Se si dovesse giocare domani gli darei poche speranze perché hanno poca voglia di correre e lì si deve correre tanto. Ma Gattuso ha tutto il tempo per lavorare in vista del doppio confronto».

Che ricorda di quella sua partita con la Juve nel 2003? «Eravamo arrivati carichi. Non era certamente il Barcellona di oggi, anche se era forte. Noi ci siamo presentati al Camp Nou con l’elemento e il petto in fuori. Sapevamo che ci sarebbero stati momenti di sofferenza, ma ad ogni occasione buona andavamo all’attacco. Una partita bellissima e durissima».

Fonte: Il Mattino

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