Gattuso nel post gara: «Insigne non è stato l’unico a giocare sotto gli abituali livelli»
Il neo allenatore del Napoli cerca di scuotere la squadra dal momento no
Ora certo che ci vorrebbe il lettino dello psicologo: per lasciarsi andare, per dire ciò che si nasconde nel Napoli, tutto quello che (neanche) Rino Gattuso riesce a scorgere. «Siamo in difficoltà». E non è una questione tattica, non basta pensare che nel 4-3-3 si racchiuda il manuale di pronto intervento: ci sono altre cause che rendono inverosimile un’analisi tecnica o fermarsi a questo: «Dobbiamo riprenderci mentalmente, perché in questo momento non stiamo bene».
PERIODO NERO
Il Napoli sta malissimo, ha smesso di vincere il 19 ottobre, contro il Verona, poi ha pensato che la scintilla invocata da Ancelotti fosse proprio da far scoccare smontando la panchina, rifugiandosi in un altro uomo, una scossa per chiunque. Gattuso dopo la sconfitta ha fissato l’allenamento per stamattina. Seduta di lavoro in una domenica che doveva essere libera, il tecnico vuole capire in fretta: «Io alla sfortuna non credo. Abbiamo perso perché ci abbiamo messo anche del nostro. Questa è una grande squadra, ne dobbiamo uscire. Siamo in sofferenza e si vede e non penso neanche ad eventuali messaggi positivi da questa partita». E’ faticoso trovarne, dopo essere stato tante cose vuote, nell’impatto, negli errori, nella interpretazione, nelle scelte: e dopo un’ora e mezza di Napoli, Gattuso ha gli occhi che puntano il nulla, quasi cercassero rifugio in un pavimento, un muro, una entità astratta. «Bisogna reagire e stare sul pezzo, ignorare la classifica, perché a questo punto non ha senso soffermarsi, sapendo che noi dobbiamo comunque avere ambizioni».
NON SOLO INSIGNE
S’è aperta una voragine nel Napoli, uomini che non sanno dove siano finiti, cosa sia stato del loro talento, cosa del loro coraggio: e sono spariti gli «scugnizzi», Insigne, che sa giocare, non deve dimostrarlo, ma non riesce a farlo. «Insigne non è stato l’unico a giocare sotto i suoi abituali livelli. Ma ci può stare. Ora sarà indispensabile rialzare la testa e farlo in fretta. Abbiamo provato varie cose, anche nel finale a giocare con con quattro uomini di spiccata vocazione offensiva, ma non è andata e dunque bisognerà lavorare, anche sulla pressione, sull’atteggiamento nelle varie fasi della gara. I fischi ci stanno tutti ma quando si perde, sia chiaro, è sempre colpa mia».
L’ASTINENZA
E poi fingere che non esistano statistiche: 58 giorni senza vincere in campionato, come riporta il CdS, 54 senza farlo da quando ci scappò il blitz a Salisburgo. Poi è stato un declino, che ha portato alla notte del 5 novembre ed ha trascinato sino all’esonero di Ancelotti. «I primi dieci minuti testimoniano che gli effetti dei pareggi e delle sconfitte sono lì, negli errori che abbiamo commesso. Ma questa è una squadra che è stata costruita per lottare al vertice ed ora si ritrova così. Possiamo farcela, ci mancherebbe, ma ci servirà tempo. Il quarto posto non vorrei neanche citarlo, dopo una serata del genere, però abbiamo il dovere di pensarci sempre. Ma adesso serve altro: rimettere assieme le energie fisiche e non solo quelle. E quell’equilibrio che è venuto meno con il Parma».
La Redazione