Una Coppa del mondo non la vinci con chiunque. E quel qualcuno resta con te sia dal punto di vista sportivo e professionale che umano. Loro sono quelli di Berlino 2006. Loro sono Cristian Zaccardo e Rino Gattuso:
Sì, ma ci dica cosa vi siete detti nella chat dei campioni del Mondo 2006 dopo la nomina di Gattuso come allenatore del Napoli? «Subito gli abbiamo fatto tutti gli auguri».
Come è andata? «Il primo a scrivere è stato Materazzi, poi ci siamo accodati tutti quanti».
E la reazione di Rino? «Ci ha risposto in serata, quando immagino sia tornato a casa dopo il suo lungo primo giorno. Ma la nostra chat serve anche a queste cose. Diventa il posto migliore per rimanere in contatto tra di noi anche se ci vediamo poco».
Ma ci racconti un po’ di Gattuso che conosce lei…«Partiamo dai difetti, in senso buono: può essere una persona permalosa».
Ovvero? «A tavola quando si provava a scherzare e a metterlo in mezzo, lui scattava sempre e a momenti si arrivava muso a muso. Era pericoloso scherzare con lui. Quando si arrabbiava erano dolori».
Però… «È un ragazzo stupendo. Uno di quelli che nello spogliatoio non può mancare perché fa molto gruppo».
Ma non solo…«In campo aiutava e spronava tutti grazie al suo carisma. Magari la qualità tecnica non era la sua caratteristica migliore, ma la sua corsa, il suo dinamismo e la sua grinta trascinavano tutti. Davvero incredibile».
Si aspettava potesse intraprendere questa nuova carriera da allenatore? «Assolutamente sì. Quando si smette di giocare ognuno di noi ha una vocazione. Io, ad esempio, ancora non ho deciso che strada intraprendere, mentre Rino sembrava ce l’aveva fin da subito».
Cosa ne pensa del suo percorso fin qui? «Ha fatto la così detta gavetta uscendo anche dall’Italia e si è ritrovato poi in prima squadra al Milan. Ha saputo sfruttare al meglio l’occasione ed è quasi riuscito a riportare i rossoneri in Champions, cosa che negli ultimi anni non è mai capitato. Ora non mi stupisce vederlo su una panchina prestigiosa come quella del Napoli».
Che tipo di persona è? «Con Rino non abbiamo condiviso solo il Mondiale del 2006, perché abbiamo studiato insieme corso per il corso di allenatore Uefa B a Coverciano. Era molto determinato, si vedeva la voglia di intraprendere questo percorso. Come persona è molto carismatica e in campo ci metteva la passione e la grinta che ora tutti gli riconoscono da allenatore. Dedica 24 ore su 24 al campo e al lavoro. Alcuni giocatori che lo hanno avuto mi dicono che la sua dote migliore sia quella della grande gestione del gruppo. Vedono in lui una figura genuina e trasparente. A volte può essere anche focoso nei modi di fare, ma è una persona vera e i giocatori lo apprezzano».
Fonte: Il Mattino