Centodiciassette reti, messe in fila, possono condurre ovunque, persino tra le stelle: stanno lì, affinché la memoria le conservi, ma pure perché trascinino, finché possibile, al trono di Marek Hamsik. Ma Mertens, con Callejon, è scivolato dietro nelle gerarchie. Ora c’è Lozano, quando Milik starà bene toccherà a lui, e comunque se fino ad un mese fa la sua storia pareva sempre avere la possibilità di aggiungere nuovi capitoli, ora la distanza tra lo scugnizzo belga e la città che lui ha sedotto si è fatta notevole. Li separa quella serata folle, nella quale la squadra s’è rivoltata. Ha scelto di andare via dal ritiro, e di farlo direttamente dallo spogliatoio, dopo la gara con il Salisburgo, dal quale, zaino in spalla, Mertens è uscito in fretta, troppo rapidamente per tornare e provare a capire se fosse il caso di rivedere le proprie posizioni.
E in quello strappo, anche nel suo, s’è percepito un segnale, un gelo che al di là delle rappresentazioni è ancora rimasto e che qualcosa toglie anche alla spensieratezza. Certo non cancella i gol e neppure il desiderio di diventare leggenda. Ma annuncia una separazione che si comincia ad annusare. Lo raccontano le espressioni e anche le voci di dentro del mercato e di Castel Volturno. Perché nelle parete c’è sempre almeno un foro. E anche nell’anima adesso.
Fonte: CdS