Il calciatore più trasversale che a memoria di Napoli si ricordi ora sta in un limbo, quasi dimenticato, certo accantonato, perché centottanta minuti consecutivi in panchina o comunque fuori dalla formazione titolare, José Maria Callejon non li aveva mai vissuti. Le statistiche servono, eccome, per ristabilire la centralità nel progetto tattico di Benitez, di Sarri e infine anche di Ancelotti d’un giocatore tutto d’un pezzo però smontabile e poi riutilizzabile, libero di andare ovunque lo portasse il cuore: esterno alto, esterno basso, a destra o a sinistra, centravanti e seconda punta e infine interno, quasi sgranasse il rosario del football, semmai ne esistesse uno. Callejon ha saltato in cinque giorni poco meno di quanto gli fosse stato sottratto, per turn-over, del suo primo quadriennio, e ora ha ben chiaro che il suo ruolo è divenuto marginale, (anche) perché all’orizzonte c’è una scadenza di contratto ma innanzitutto perché è cambiato il vento ed anche gli equilibri interni e quelli tattici. Si va verso una restaurazione ch’è nell’aria e per lo spagnolo sembra arrivato il momento dei saluti. Il Napoli smetterà di guardarsi indietro, però senza dimenticare ciò ch’è stato. Fonte: CdS