Giovanni ha 25 anni, arriva da Pomigliano d’Arco ma ormai da anni lavora in Inghilterra. È diventato famoso sul web nelle ultime ore per una foto che lo ritrae di spalle, maglia azzurra nel settore ospiti di Anfield e quella scritta «Gesù» con tanto di numero 33 che ha fatto sorridere. «Ma non sono un blasfemo» – ci tiene a precisare Giovanni – «È semplicemente il diminutivo del mio cognome, che per il mio vecchio capo era troppo lungo. Quando i colleghi di Savona hanno voluto regalarmi la maglia azzurra dello scorso anno, ci hanno scritto il mio nomignolo».
«Nel viaggio in auto avevo detto ad Alessio (coinquilino e tifoso azzurro) che potevamo anche aspettarci l’imbarcata. Invece non è stato così. Ci hanno sorpreso in positivo, dopo il Milan nessuno lo immaginava, adesso la ricetta è continuare a fare come ad Anfield. E speriamo di andare avanti a lungo in coppa senza soffrire».
Per portare la maglia «Gesù» ancora in giro per l’Europa? «Anche» – sorride Giovanni – «Abbiamo un gruppo di amici storici, tutti di Pomigliano, sparpagliati in giro per l’Italia e l’Europa per motivi di lavoro. Organizziamo sempre insieme le trasferte di Champions, c’eravamo con l’Arsenal e col Genk. Un’occasione per seguire insieme la passione che abbiamo ma anche per vederci, visto che a casa non possiamo più farlo». Storie di vita ordinarie per tanti tifosi azzurri. Un problema, questo sì, che richiederebbe davvero un intervento divino.
«Nel viaggio in auto avevo detto ad Alessio (coinquilino e tifoso azzurro) che potevamo anche aspettarci l’imbarcata. Invece non è stato così. Ci hanno sorpreso in positivo, dopo il Milan nessuno lo immaginava, adesso la ricetta è continuare a fare come ad Anfield. E speriamo di andare avanti a lungo in coppa senza soffrire».
Per portare la maglia «Gesù» ancora in giro per l’Europa? «Anche» – sorride Giovanni – «Abbiamo un gruppo di amici storici, tutti di Pomigliano, sparpagliati in giro per l’Italia e l’Europa per motivi di lavoro. Organizziamo sempre insieme le trasferte di Champions, c’eravamo con l’Arsenal e col Genk. Un’occasione per seguire insieme la passione che abbiamo ma anche per vederci, visto che a casa non possiamo più farlo». Storie di vita ordinarie per tanti tifosi azzurri. Un problema, questo sì, che richiederebbe davvero un intervento divino.
Il Mattino