L’allenatore più universale del football? E’ Ancelotti, un “gigante”

Il tecnico del Napoli a Liverpool ha trovato la strada giusta per uscire indenne da Anfield

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Carlo Ancelotti si è avvicinato dolcemente alla propria “rivoluzione”, ha millimetricamente scomposto il Napoli e poi lo ha rimodellato in una notte che pareva non avesse un futuro, secondo il CdS, l’ha affrontata standosene in una trincea che a un certo punto l’ha conquistato, rimanendo sempre dominante a bordo campo, in una postura non da sentinella ma da generale, e spargendo per novanta minuti su novanta a chiunque pillole d’interpretazione d’una partita per uomini veri. Ci ha messo il fisico, ed anche la faccia, ha esposto anche il corpo a sostegno di un’idea, perché non bisogna vergognarsi dei propri limiti attuali, fossero anche solo e soltanto psicologici, né sfidarli, rischiando di ritrovarsi poi ulteriormente devastati. Ancelotti ha voluto il più classico dei 4-4-2, in realtà ciò che gli piace, però l’ha spogliato di svolazzi, ha inventato ancora, lasciando che Di Lorenzo dimostrasse di saper fare tante varie cose, persino l’esterno alto di destra, e alle spalle, come un anno fa, ha poggiato Maksimovic a difesa di una “visione”; ha chiesto, praticamente esigendolo, il rispetto maniacale delle regole, ossequiando le distanze e, infine, ha preteso severità e leggerezza, quasi un ossimoro, perché ci sono sere in cui non è consentito tirarsi indietro. 

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