Anche se da molto lontano, Alberto Zaccheroni è un attento conoscitore del calcio in generale e di quello italiano in particolare. Ha sempre un occhio puntato verso il nostro campionato così come verso la Champions League, la competizione nella quale il Napoli di Ancelotti sta brillando in maniera particolare in questa stagione.
Da cosa dipende, secondo lei, questo andamento a due fasi degli azzurri tra campionato e coppa? «Probabilmente la concentrazione in Champions è maggiore».
Come mai? «Non solo perché si tratta di una competizione così importante, ma anche perché in campionato il Napoli deve fare i conti da tanti anni con la Juventus che miete successi su successi utilizzando l’enorme qualità e l’abitudine a vincere senza mai dare segni di cedimento».
Quindi si può parlare di mancanza di stimoli? «La Champions ha un fascino particolare, tanto più per il fatto che non tutti i giocatori del Napoli sono abituati a certi palcoscenici, ma poi in serie A si è creata una situazione che non ti dà quell’energia che trasmette la Champions: Inter e Juve vanno a mille».
Lei si aspettava un Napoli così solido a Liverpool? «Avevo detto che il Napoli avrebbe dovuto fare un’impresa per centrare un risultato positivo ad Anfield e così è stato. Ha fatto tanto e ha mostrato di avere qualità e carattere».
E allora come si spiega il momento di flessione degli azzurri? «Il problema è tutto psicologico: quando i tanti giocatori di qualità non fanno la differenza perché magari va qualcosa storto, cominci a perde qualche punto e a livello psicologico ci sono problemi».
La bella prova di mercoledì sera può essere un nuovo punto di partenza? «Una prestazione come quella di Anfield non toglie energie, ma devi confermarla anche in campionato. Devi confermare l’entusiasmo e la voglia di stupire che c’erano a Liverpool. Nella routine è un’altra cosa».
In che modo si può superare questa cosa? «I giocatori devono mettersi in testa che la struttura è forte, la rosa è di alto livello e il manico dell’allenatore c’è, a questo si aggiunga una piazza che se si infiamma ti può portare tanti punti»
Quindi, cosa manca? «L’entusiasmo. E per me è una cosa assurda, perché ricordo che quando ero un calciatore dilettante avevo un entusiasmo incredibile. Non capisco come sia possibile che dei professionisti non abbiano entusiasmo. Il Napoli non ha problemi particolari: sta vivendo un momento di difficoltà in campionato dove sta giocando senza l’entusiasmo di chi vuol stupire».
A parte l’entusiasmo? «Non ci sono altri fattori che mancano, perché quando Insigne, Mertens, Callejon, Koulibaly o Allan ti danno il cento per cento il successo arriva. Il risultato della stagione è proporzionale alla fatica che fanno i migliori».
La rosa la soddisfa? «Il Napoli ora ha tanta qualità: andare a migliorare questa squadra non è semplice. Il migliore Insigne credo sia difficile da sostituire. Così come il miglior Fabian. Certo, qualcosa si può sempre migliorare, ma parliamo di piccole cose».
E poi c’è la guida in panchina… «Ancelotti è un grandissimo allenatore. Nessuno come lui è considerato buono per tutte le stagioni: ha esperienza in campo e fuori e in tutti i campionati».
Cosa ne pensa del suo continuo cambiare formazione? «Ha una rosa duttile che gli permette di interpretare tanti sistemi di gioco e lui è un allenatore con conoscenze che la gran parte dei suoi colleghi non hanno. Può scegliere sempre la strategia migliore».
Il reparto che le piace di più? «Una difesa come quella che si è vista a Liverpool, tolto Mario Rui, ha una forza e dei centimetri senza precedenti. Solitamente i centimetri tolgono velocità, ma nel caso dei giocatori del Napoli sono anche rapidi».
Si spieghi…«Koulibaly è un po’ calato negli ultimi tempi, ma se oggi come oggi mi chiedete un difensore da poter scegliere per una mia ipotetica squadra, io prendo sempre lui. Non gli manca nulla. Se poi ha vissuto un momento particolare, ci saranno dei motivi che conosce solo lui».
E Manolas? «Se gli dai delle corsie e lo guidi facendolo lavorare di corsa fa la differenza».
A Liverpool tra i protagonisti c’è stato anche Di Lorenzo… «Mi sta sorprendendo molto anche perché non lo conoscevo. Sta giocando da veterano e per di più anche in ruoli non suoi e sempre con personalità. Adesso deve mantenere la concentrazione con la consapevolezza di avere avuto un’opportunità straordinaria. Non deve perdere la voglia».
Fonte: IL Mattino