Il calcio è fatto di bandiere e di giocatori che hanno fatto la fortuna dei club. Uno di questi è stato Filippo Galli che ha giocato nel Milan degli olandesi e di Carlo Ancelotti. Domani i rossoneri affronteranno il Napoli e il sito casanapoli.net lo ha intervistato in vista della gara di San Siro.
Lei ha vissuto tutte le ere del Milan degli ultimi 40 anni. Dall’ascesa fino ad arrivare sul tetto del mondo. Come si riassumono tutti quei successi in poche parole? “E’ stato un sogno che è diventato realtà. Ho sempre tifato Milan sin da piccolo da quando avevo 5/6 anni. Quindi il fatto di riuscire a giocare nella squadra in cui si tifa credo che sia qualcosa di particolare. Sono entrato nel settore giovanile del Milan che avevo quasi 16 anni, un po’ tardi rispetto ai miei coetanei di allora. Poi sono riuscito a giocare il campionato Primavera e ad andare in prestito a Pescara. Quando sono rientrato il Milan viveva da qualche anno un po’ di difficoltà, che però hanno permesso ad alcuni ragazzi di fare esperienza. Poi è arrivato il momento clou con l’arrivo della presidenza Berlusconi e di Sacchi, che con un’organizzazione dal punto di vista societario straordinaria ci ha permesso di arrivare in cima al mondo. Davvero una cavalcata”.
Si aspettava una carriera così lunga e gloriosa in maglia rossonera? “Assolutamente no. Nella mia testa c’era prima di tutto lo studio. Avevo in mente di lavorare nella piccola attività che aveva papà con i miei fratelli nel campo meccanico. Quando sono andato a Pescara in prestito al primo anno mi sono iscritto a Ingegneria meccanica a l’Aquila. Dopo ci ho fatto due presenze, una per iscrivermi e l’altra alle lezioni e non sono più andato. Mi sono concentrato più sul calcio”.
Il Milan oggi è una squadra che si sta rifondando. Verso che direzione può andare la stagione? Il Napoli può segnare la svolta nel percorso dei rossoneri di Pioli? “E’ una partita difficile per entrambe le squadre. Arrivano tutte e due in momenti particolari. Il Milan ha fatto una buona prestazione con la Juventus, anche se era una squadra forse non al top con Cristiano Ronaldo sottotono. Dal punto di vista del gioco il Milan ha fatto una buona gara. Peccato per la sosta, perché paradossalmente a volte può arrivare nei momenti non opportuni. Credo che alla fine domani sera sarà importante la risposta del campo. Il Milan sa che non può sbagliare perché comunque la situazione in classifica è quella che è. Anche i tifosi si aspettano un risultato che possa dare nuovi entusiasmi”.
Lei conosce molto bene Mister Ancelotti. Lo ha mai visto così in difficoltà prima adesso? Che impronta darà alla squadra da questo momento in poi? “Premetto che con Carlo non ho un rapporto così continuativo. Siamo amici e quando ci si vede si ricordano i bei tempi. Però ripeto, il Napoli è in una situazione di difficoltà per tutta una serie di cose che si sono create nei rapporti tra società, giocatori ed allenatore. Come ho detto in altre occasioni credo che Carlo sia la persona più giusta per poter venire fuori da questa situazione. Questo perché è una persona equilibrata, un uomo che non si lascia travolgere dalle emozioni e dalle difficoltà. Ne aveva superate anche nel Milan. Da lì Carlo ha accumulato una serie di esperienze in grandi club con grandi presidenti, con difficoltà di rapporto anche con presidenti di spessore come al Real Madrid ed al PSG”.
Dopo il ritiro da calciatore ha lavorato prevalentemente con i giovani. Una sua riflessione sui vivai e sui giovani calciatori in Italia. “I vivai in Italia hanno la necessità di un cambiamento, anche se sono dei vivai che notoriamente riescono ad accompagnare talenti nel loro percorso. Certo è che bisognerebbe sostenerli, forse dal punto di vista del pensiero in maniera più chiara. Spesso non c’è un vero metodo di lavoro, nel senso che spesso si lascia alle intenzioni ed alla volontà degli allenatori piuttosto che a figure all’interno dei settori giovanili. C’è da dire che i settori giovanili più importanti stanno lavorando bene. Il problema è, quando hai formato il giocatore, dargli la possibilità di presentarsi e fare la propria esperienza in prima squadra. Forse manca un po’ questo pezzo, in Italia facciamo ancora fatica ad avere coraggio e proporre i giovani. Bisogna capire quindi dove sono gli errori e dove poter migliorare. Ma bisogna farlo tutti insieme, lavorando in sistema dai responsabili dei settori giovanili agli allenatori, fino ad arrivare alle società”.
La nazionale di Roberto Mancini ha battuto record di punti e convinto con il gioco nel girone di qualificazione ad Euro 2020. Dove può arrivare questo team, formato da numerosi giovani di talento? “Bisogna fare un applauso a Mancini ed allo staff. Ha avuto il coraggio di presentare anche dei giovani che non avevano spazio nel proprio club. E’ una squadra che propone un calcio moderno e fa ben sperare. E’ chiaro che all’Europeo incontreranno squadre di alto livello e sarà più difficile, però secondo me la strada tracciata è quella giusta. Bisogna andare in questa direzione. Mancini ha dimostrato di avere il coraggio di proporre un gioco moderno ed offensivo dove si difende attaccando e non viceversa. Poi nei momenti di difficoltà della partita si sa difendere. Forse è cambiato il modo di vedere le cose, un po’ meno all’italiana, e questo ci fa capire che si può arrivare al risultato anche provando a giocare in maniera diversa”.
La Redazione