L’ex Andrea Dossena non ha dubbi: «Napoli, è solo paura di vincere»

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Si tornava in Europa sotto la guida di Walter Mazzarri, si conquistavano gli ottavi di Champions, si vinceva la Coppa Italia…In quel Napoli c’era Andrea Dossena e quelle emozioni le ha vissute tutte. Eccolo ai microfoni de Il Roma:

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Periodo no del Napoli. Come ci si rialza in questi casi? «I risultati non sono quelli che ci si aspettava, ma bisogna mettere uno scudo attorno a tutto quello che arriva. In questo periodo hanno sbagliato tutti, dal presidente, ai giocatori, ai tifosi. La cosa fondamentale è che la squadra torni a fare punti, estraniandosi dal mondo di fuori. Se prima si lavorava in un certo modo e arrivavano i risultati, ora che non arrivano bisogna lavorare il doppio. Non è solo nel campo, ma nella quotidianità, come ad esempio parlare nello spogliatoio. Per me è l’unica soluzione in questi casi».

I tifosi perdoneranno la squadra dopo quanto accaduto? «Ma certo. Il tifoso napoletano dà tanto e chiede tanto. Lo possiamo paragonare ad una donna molto innamorata, che nel momento in cui viene tradita ha una reazione molto forte. Poi però basta far capire che l’errore è rientrato e il tifoso napoletano tornerà sempre a mostrare il suo amore per la squadra. Il fatto stesso di essere arrabbiato e non provare indifferenza è già un sinonimo di amore vero. Ma ripeto, in questa situazione hanno sbagliato tutti. Partendo dal presidente, perché il ritiro non serve a nulla. Chi ha gestito bene l’accaduto è Ancelotti, dicendo di non essere d’accordo con la decisione, ma rispettandola. I giocatori avrebbero dovuto fare lo stesso, continuando il ritiro e facendo capire che il gioco non si acquisisce tramite il ritiro. Andando via sono passati dalla parte del torto. I tifosi, contestando certi giocatori, accusandoli di non avere gli attributi e di non mettere tutto in campo – parlando con i vari Insigne, Mertens, Allan, Callejon – mi sembra un po’ assurda come cosa. Per me è incredibile».

Ancelotti sì, Ancelotti no. Come è meglio procedere? «Assolutamente sì. Secondo me non c’è un allenatore adatto a gestire il blasone, la squadra Napoli e perché mi sembra che Ancelotti abbia letto la situazione sempre nel migliore dei modi. Poi a fine anno molto probabilmente le strade si separeranno. Ma ora c’è bisogno di continuare con lui».

C’è qualcosa che aveva il suo Napoli e manca a quello attuale? «È sempre difficile paragonare due tipi di squadre, perché ci sono tante variabili. Noi eravamo una squadra con alcuni campioni, alcuni gregari e tutti sapevamo dove andare. Avevamo un mister che ci faceva lavorare tanto e il risultato era quello, che magari non avevamo la bellezza estetica del Napoli di Sarri, non avevamo un gioco corale, ma speculavamo molto sull’avversario. Quindi sapevamo come far male. In questo Napoli mi sembra anche che ci sia un po’ di confusione, però criticare ora Ancelotti mi sembra assurdo, è come criticare i vari Callejon e Mertens, perché è un allenatore che non si discute. Forse io sarei rimasto sul 4-3-3, che perlomeno c’era già un’impostazione di base. Ha voluto fare un cambio, però nel 4-4-2 non c’è un esterno puro. Quindi, come detto, avrei continuato con quel modulo chiedendo un play davanti importante davanti la difesa. Forse si è criticato un po’ troppo Sarri per non cambiare mai formazione, ma tutte le grandi squadre fanno giocare quasi sempre gli stessi. In questo caso, quando non hai una fisionomia di gioco forte, cambiare è sempre difficile. De Laurentiis si lamentava che prima Sarri non valorizzava la panchina, però secondo me come ha valorizzato i titolari ne avanzava già».

Che Napoli bisogna aspettarsi da qui in avanti? «Il Napoli produceva una mole di gioco importante, creando tante occasioni da gol. Mentre contro il Genoa c’è stato un Napoli contratto, timoroso. Bisogna lasciarsi tutto alle spalle. Gli ottavi di Champions secondo me sono alla super portata, il campionato mi sembra già compromesso, ti giochi la Coppa Italia. La qualità del Napoli c’è, la squadra importante deve riuscire a superare il periodo negativo. Poi magari nell’ultimo periodo ha colpito tanti legni, quindi l’unico modo per far girare la fortuna dalla tua parte è andare al tiro ancora di più. Se prima calciavi in porta 20 volte, ora devi farlo 40. Ci sono due obiettivi quindi, lasciarsi tutto alle spalle e aumentare, lavorare di più, tenendo fuori il negativo che c’è stato finora. L’obiettivo è quello di rientrare tra le prime quattro e disputare una buona Champions. Così l’annata non sarà compromessa sotto alcuni punti di vista».

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