«Il Napoli è una società che sente molto il tema dell’immagine: punta molto a valorizzare la propria e quella dei suoi calciatori. Il rifiuto del gruppo di andare in ritiro, sono certo che abbia colpito molto Aurelio De Laurentiis e il comunicato del club è l’espressione del volere del club di tutelare la propria immagine». Salvatore Civale, presidente dell’associazione italiana avvocati dello sport, è legale esperto di gestioni di casi del genere, anche se «è molto raro che un intero gruppo contesti una decisione societaria: quasi un unicum».
Quali sono le misure che il Napoli adotterà per tutelarsi da questa decisione extra- ordinaria?
«Partiamo dall’accordo collettivo vigente dei calciatori: l’articolo 10 è quello fondamentale in questo caso. È posto che il calciatore deve adempiere la propria prestazione sportiva nell’ambito dell’organizzazione prevista dalla società: andare in ritiro rientra nell’obbligo del calciatore di osservare le istruzioni tecniche della società. Quindi, De Laurentiis può far vertere una sua pretesa su un obbligo disatteso stando a questo paragrafo dell’articolo 10. Inoltre, nello stesso articolo, nel paragrafo 3, si prevede che il calciatore non deve porre in essere comportamenti che possano recare pregiudizio all’immagine della società».
Ed è quello che è avvenuto in questa circostanza?
«Si, perché è stata un’azione svolta da tutti i calciatori, non da un singolo o da uno sparuto gruppetto: questo rappresenta un pregiudizio per l’immagine della società. Un contenzioso di natura comportamentale tra atleta e società non comporta pregiudizio: dall’esterno, vedere tutto il gruppo che fa un’azione del genere espone il Napoli a esser visto come un club che mette i suoi giocatori nella condizione di doversi ribellare’, che li tratta in modo non consono. Qui si profila un danno d’immagine importante: ad esempio, se il Napoli dovesse trattare nel prossimo futuro un profilo top, questo calciatore potrebbe avere qualche perplessità, anche alla luce del comportamento dei suoi colleghi ad accettare Napoli. Inoltre, stesso discorso può farsi per gli sponsor e i tifosi. Resta che il comportamento del Napoli, nella richiesta di ritiro, è conforme alle regole e non c’è gravità nel provvedimento, visto che si trattava di una richiesta di pochi giorni, fino a domenica: non ci sono possibili appigli per i calciatori del Napoli nello stesso articolo 10».
Come si sarebbero dovuti comportare, allora, Insigne e compagni?
«De Laurentiis è un uomo attento: non ha parlato di ritiro punitivo, se lo avesse fatto, avrebbe potuto dare un appiglio giuridico. L’accordo collettivo non lo prevede come una punizione, ma lo ipotizza in momenti particolari, come può essere un calendario fitto di impegni. I calciatori del Napoli sarebbero dovuti andare in ritiro, poi, inviare una richiesta scritta alla società, chiedendo di interrompere il ritiro perché non sussistevano le necessità per lo stesso. Immagino che abbiano agito d’impulso, con il gruppo che abbia seguito i leader».
Che cosa rischiano i calciatori: una multa?
«L’articolo 11 dell’accordo collettivo accorda alla società la possibilità di applicare sanzioni: dall‘ammonizione scritta fino ad arrivare alla risoluzione del contratto. Una parte di queste sanzioni può essere posta in essere direttamente dalla società: come, ad esempio una multa. Questa, però, non deve superare il 5% dello stipendio mensile fisso. Se questa è la strada che vorrà intraprendere il Napoli, allora l’applicazione della sanzione dovrà essere preceduta dall’informazione ai calciatori che avranno un termine di cinque giorni per presentare la propria difesa».
Fonte: Il Mattino