Fabian Ruiz è il collante della squadra partenopea in vista della Dea

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Napoli-Atalanta è diventata improvvisamente una sfida bollente, ci ha pensato anche Gasperini allestendo una squadra che dispensa spettacolo e gol e ne ha fatti sette all’Udinese per accrescere il pathos del san Paolo; al resto ha provveduto quella atmosfera cupa di una città che dinnanzi al pari di Ferrara ha accusato il colpo, avendo immaginato – legittimamente – di poter avvicinare la Juventus, l’Inter e la «Dea» e ritrovatasi invece anestetizzata da un pareggio che qualche crepa ambientale l’ha aperta. E il «collante», in campo, diventa Fabian Ruiz, è già successo domenica pomeriggio, catalizzatore d’un gioco che deve scivolare via più velocemente, anche più verticalmente, per arrivare in fretta a Mertens e a Lozano, per scovare eventualmente soluzione salvifiche dal limite area. Fabian Ruiz è la luce da accendere in fretta, per uscire da quel cono d’ombra che avvolge Napoli – nonostante il primo posto nel girone di Champions – è una spruzzata di energia e anche di esuberanza, è il rigore tattico che si sposa, quasi fosse una contraddizione, con le variabili incomprensibili per l’avversario di un uomo in grado, con quel sinistro, d’inventarsi una giocata insospettabile, di aprire il campo o di chiudere una partita anche da solo.

Fonte: CdS

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