Il tempo è un galantuomo, così dicono, e sutura qualsiasi ferita, quelle del corpo e quelle dell’anima, quelle d’un triennio avvolgente come le fiamme dell’inferno, quelle che però “sanguinano” ancora quando sei solo con te stesso e temi di non riuscire a farcela e di perderti. «Piansi dopo il primo infortunio, ad ottobre del 2016, quando arrivò la diagnosi. E per un po’ avvertii un senso di depressione. Ma un ragazzo a quell’età ha il dovere di rialzarsi». Il destino sa essere (persino) una canaglia e ora che su “Arekiaro” Milik risplende il sole, le pagine del calendario di quel passato infame volano via tra i refoli del venticello calunnioso che pure ha provveduto a spettinargli i pensieri, mentre Milik passava da una sala operatoria all’altra: 23 settembre 2017, a Ferrara, dove tornerà domenica, cede (stavolta) il crociato del ginocchio destro e bisogna ricominciare da quel vuoto che lo afferra alla gola, con le mani nude che tenta disperatamente di scalare una parete sempre più scivolosa.Fonte: CdS