Ancelotti sull’etere, dallo scudetto al no di James e di Icardi al sì di Lozano. L’Europa e il Campionato

Il tecnico del Napoli torna a parlare anche di mercato a "Radio anch'io"

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Ancelotti, è rimasto eguale a se stesso: dice ciò che pensa. A “Radio anch’io” riempie l’etere: perché avendo attraversato il mondo in lungo e in largo e nelle diagonali, dalla panchina gli è tutto chiaro:

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NOI E LO SCUDETTO 

Non ha senso girarci intorno: si può fare? Perché Napoli non chide altro. «E noi abbiamo la convinzione per provarci. A questa squadra che fa benissimo da tempo, nell’ultimo mercato è stato concesso ciò che mancava per arrivare al primo posto. Vogliamo essere competitivi con Juventus, Inter e le altre e se siamo stati in grado di annullare il gap si saprà solo a fine stagione. Ma il Napoli mi piace molto».

IL NO DI ICARDI 

Sessantacinque milioni sul tavolo: gli affari migliori, in certi casi, sono quelli che non si fanno. «Abbiamo valutato tante alternative e una era Icardi. Poi, però, per arrivare in fondo alle trattative servono tante cose, la volontà di prenderlo da parte del club ma pure quella del giocatore di venire. Se una delle due componenti, la trattativa salta».

IL SÌ DI JAMES 

James, invece, aveva detto sì, e subito, al «maestro che lo ha aspettato finché ha potuto: «Ma ci siamo scontrati con la resistenza del Real Madrid. E ora, infatti, James Rodriguez sta giocando, per questo non c’è stata possibilità di prenderlo. Ma a Napoli sono arrivati ottimi Di Lorenzo, Manolas, Elmas, Llorente e Lozano: tutti ottimi giocatori».

CHI E’ LLORENTE 

Last minute non significa essere avaro: Llorente, zero euro e già tre gol. «Fernando è un centravanti completo, con qualità. E poi è arrivato con entusiasmo».

E CHI E’ LOZANO 

Ma per dimostrare che esiste il Progetto, ecco 50 milioni investiti per Lozano: «Può giocare in ogni posizione dell’attacco, anche nella posizione di Callejon, ma non con le caratteristiche di Callejon».

 

L’EUROPA, THE CHAMPIONS 

 

L’emozione con il Liverpool, l’insidia con il Genk, la voglia matta di farsi largo in Europa, il regno di «don» Carlo: «Per come abbiamo iniziato il girone gli ottavi sono a portata di mano. Ma in Champions bisogna tenere gli occhi aperti. Le italiane in Europa devono avere un ruolo più centrale e per farlo va migliorato il brand della Serie A, che è stato il campionato più venduto all’estero prima che irrompesse la Premier. Bisogna che si noti un’evoluzione globale, che si intervenga sugli stadi».

OCCHIO ALLA ROMA 

Non ci saranno solo Inter, Juventus e Napoli, come dice l’attuale classifica, perché Ancelotti intravede «pericoli» ravvicinati: «Fonseca è un ottimo allenatore con idee interessanti, ha portato vigore ed entusiasmo ad una squadra giovane. E la Roma va tenuta in considerazione».

IL NUOVO CALCIO 

Quarantatré anni dal debutto: il tempo è volato via e ovviamente questo è un altro calcio rispetto a quello che Carlo Ancelotti ha conosciuto, praticamente da bambino, nella sua prima volta in C nel Parma: «Si gioca a velocità diversa, oggi c’è più ritmo ma soprattutto all’estero. E non credo che ciò succeda perché le squadre italiane siano meno allenate. Con il Liverpool ci sono stati 14 falli fischiati, la media della Serie A è 29». Fonte: CdS

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