Il Corriere dello Sport quest’oggi ha intervistato il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis su Maurizio Sarri, su Antonio Conte e infine Carlo Ancelotti.
A Torino 10 giorni fa non ha incontrato Sarri perché lei non c’era. Cosa gli dirà quando lo vedrà per Napoli-Juve? «Sarri è un grandissimo allenatore e quindi cosa dovrò dirgli se non “bravo” oltre a stringergli la mano. Come ho già detto il passato è il passato, il presente è il presente e il futuro è quello che sarà. Non mischio il passato con il presente e il futuro. Io guardo sempre al futuro. Il resto fa tutto parte dell’esperienza che uno ha».
Vuol dire che Sarri un giorno potrà tornare ad allenare il Napoli? «Non ho mai creduto nei ritorni di fiamma anche perché Napoli è una città straordinaria, ma anche molto complessa e che bisogna amare senza limiti. Non tutti sono capaci di farlo. Neppure gli stessi napoletani, o almeno non tutti sia chiaro, sanno amarla o la capiscono fino in fondo… Io amavo immensamente mio padre che, pur non essendo nato Napoli, ma a Torre Annunziata da padre irpino, rappresentava l’essenza colta di una napoletanità straordinaria. E’ quella a cui mi riferisco e che amo».
Da Sarri a Conte, tecnico di un’Inter ambiziosa. Ha mai provato a portarlo sulla panchina del Napoli? «Con Antonio ho un ottimo rapporto. Ci siamo frequentati nuotando nel mare delle Maldive dove ho conosciuto anche la sua straordinaria famiglia. Molto prima dell’avvento di Ancelotti, quando Conte stava a Londra, l’ho tempestato di domande per proporgli di venire al Napoli. Lui mi rispondeva che il contratto che aveva in essere con il Chelsea gli impediva di parlare con terzi. Credo fosse vero perché poi ha impiegato un anno per poter venire ad allenare in Italia».
Adesso lei si gode Ancelotti ed è felice con lui. «Carlo è il Von Karajan del calcio: democraticamente inflessibile, culturalmente irreprensibile e amichevolmente esemplare».
Il ritratto dell’allenatore perfetto. «Giudichi lei».
La Redazione