Quattro mesi a faticare nella penombra di un mercato pieno di trappole e tranelli, un tira e molla snervante e poi l’irruzione che fracassa ogni indugio: cinquanta milioni di euro (quarantadue al Psv, gli altri otto tra commissioni e riconoscimento contrattuale per il Pachuca, la sua prima squadra) per prendersi Lozano e portarselo in quella Napoli attraversata subito con curiosità: «Una città che mi è piaciuta molto e subito, che ha profumi simili a quelli del mio Messico. Che subito mi ha colpito, mi ha ingolosito, perché mi sono imbattuto, appena arrivato, nella pizza e nella pasta, nel gelato, nei dolci». E poi in quel gol, rapidissimo, che poi (invece) ha ingolosito Napoli, uscita dall’estate di Lozano con una domanda su tutte: ma è proprio così forte? «Io la vicenda, quando ho saputo dell’interessamento del Napoli, ho preferito non seguirla, ho lasciato che facesse tutto Raiola, il mio manager. Poi un giorno è arrivata una telefonata: era Carlo Ancelotti. Ed è stata una sensazione particolare, perché dall’altra parte c’era un grandissimo allenatore, con una enorme esperienza. Ero contento, ecco. E poi sul Napoli sapevo ciò che bastava: per esempio che ci fossero giocatori eccellenti, in un club importante». Fonte: CdS