Hirving Lozano, precoce come padre e calciatore
Hirving Lozano è nato calciatore prima di nascere, perché così lo vuole suo padre Jesus, a undici anni va via da casa – Città del Messico – per seguire il suo destino, lo troverà a Pachuca, un posto dove tira un vento che ti porta via, se non ti attacchi a qualcosa per reggerti. E’ un ragazzino indisciplinato, scontroso, furente con se stesso, perché ha fretta di arrivare al successo. L’uomo a cui deve tutto, l’allenatore Enrique Meza, di lui dice che «in campo sembra guidato da una bacchetta magica».
A cambiarlo – va spesso così no? – è una donna, Anita Obregon, sua moglie: Hirving diventa papà a diciotto anni (dopo Daniela è arrivato Rodrigo), Anita è la donna a cui si appoggia perché il vento non lo porti via. A cambiargli la vita invece è il PSV Eindhoven, che due anni fa sborsa 8 milioni per portarlo in Olanda: è la cifra più alta di sempre spesa per un calciatore messicano. In due anni di Eredivisie, modellato – almeno all’inizio – dal suo maestro Philip Cocu: 34 gol, 22 assist, l’affermazione in nazionale (suo il gol che stende la Germania campione del mondo al debutto di Russia 2018), un nuovo status.
Nella terra dei tulipani emergono le sue qualità: l’accelerazione bruciante (per dire: nel videogame della FIFA è un +90, uno dei più veloci al mondo), la progressione palla al piede, il cambio di passo, la sfrontatezza nel tentare l’uno contro uno, la stupefacente rapidità nel prendere una decisione. E quando la azzecca torna ad essere Chucky, la Bambola assassina che quando sbuca fuori all’improvviso ti gela il sangue, perché fidati che che il coltello che ha in mano non lo usa per spalmare la Nutella sul pane. Curiosità: HL sarà il quinto messicano a giocare in Italia dopo Miguel Layun (Atalanta), «El Gran Capitan» Rafa Marquez (Verona), Hector Moreno (Roma) e Carlos Salcedo (Fiorentina), tutti in serie A dal Duemila ad oggi. In realtà c’è pure tale Pedro Pineda, che finì al Milan di Capello nel 1991 senza mai giocare. Ma questa è un’altra storia.fonte: Cds