Riccardo Muni – Razzismo? Tu chiamala se vuoi “goliardia”
La questione dei cori inneggianti il Vesuvio, negli ultimi anni, ha assunto connotati pericolosi. Il fatto che siano stati rubricati come discriminazione territoriale e sanzionati flebilmente ha, paradossalmente, incentivato questa ignobile abitudine, tanto da ripetersi, con sempre maggior frequenza, anche senza che in campo ci fosse la squadra azzurra. Una sola volta una partita fu sospesa, per il ripetersi dei cori e l’arbitro fu addirittura subdolamente punito. In molti li ritengono episodi goliardici, compreso l’attuale ministro degli interni, Salvini, che colto in flagranza mentre dava libero sfogo alla sua becera indole, si era così giustificato. In realtà si chiama razzismo, senza tema di smentita. Il tema è tornato tristemente di attualità nelle ultime ore, con il divieto di vendita dei biglietti per il match dello Stadium, a tutti coloro nati a Napoli. Proprio così, partita vietata a tutti coloro che sono nati a Napoli, a prescindere dalla propria fede calcistica! In un primo momento, la Juventus si è difesa chiamando in causa la questura di Torino. Prontamente, il questore del capoluogo piemontese ha preso le distanze da tale episodio, lasciando la società bianconera con le spalle al muro. Immediato il dietrofront del club bianconero che, tuttavia, non cancella la vergogna di tale operato. Qualcuno, timidamente, ha stigmatizzato l’episodio che, però, non ha suscitato l’indignazione che avrebbe meritato. Il razzismo, affiorato tristemente nel nostro paese durante gli ultimi tempi, anche per colpa di certa parte politica, ha mosso migliaia di persone, con manifestazioni di protesta. È triste prendere atto che esistono, evidentemente, diverse gradazioni di discriminazione o, per meglio dire, è triste constatare che il razzismo verso Napoli è tacitamente ritenuto normale e, pertanto, accettato. Il fatto che sia stata una società di calcio che, tra l’altro, ha da poco ingaggiato un allenatore nato a Napoli, a macchiarsi di una simile vergogna, è di una gravità senza precedenti. Il fatto, inoltre, che la società in questione sia tra le più titolate, almeno dentro i confini nazionali, che sia quotata in borsa e che, soprattutto, abbia agito senza alcun motivo e non si sia sentita in dovere di scusarsi pubblicamente, rende la cosa pericolosa ed ancor più vergognosa. Rinnovo il mio invito a prendere decisioni drastiche di fronte a questa barbarie, adottando il modello inglese che si è dimostrato efficace. In fondo, non è un caso che il sistema calcistico di oltre Manica sia tra i migliori del continente.
A cura di Riccardo Muni