Corsi e ricorsi storici. Sino una decina di anni fa lavorare in ritiro significava lunghe corse nei boschi. Anche per gli azzurri in ritiro in Trentino ai tempi di Maradona e naturalmente nei primi anni del Ritiro in val di Sole. Poi la prima evoluzione con il lavoro in campo e sulle macchine atletiche collocate nei tendoni allestiti a fianco dei rettangoli di gioco. Quindi, una ulteriore nuova fase con attività di equilibrio, destrezza e potenza sulla falsariga del lavoro atletico svolto dai super jet dello sci. Ora lo staff di Ancelotti punta al lavoro sulla sabbia. Per la verità già lo scorso anni Insigne e compagni avevano lavorato nella buca della sabbia del salto in lungo. Quest’anno il salto di qualità. Sarà interessante vedere la progressione del lavoro con queste innovazioni atletiche.
E per rimanere in tema la buca della sabbia potrebbe fare pendant con quella che è stata definita la Spiaggetta del Napoli ovvero l’area ricavata a pochi metri dallo stadio di Carciato, in riva al rio Meledrio, dove tutti i giorni i giocatori del Napoli si immergono nell’acqua a scopo terapeutico. A fine allenamento quattro passi portano alla scaletta in legno per entrare nell’acqua super frizzante che scende dal Brenta. Con i suoi vortici naturali e l’ossigenazione delle cascatelle, il Meledrio si trasforma così in un idromassaggio naturale, garantendo benefici effetti: alcuni minuti a mollo agevolano il recupero fisico e prevengono i microtraumi legati all’allenamento in campo. Altre squadra usano contenitori con acqua e ghiaccio, altri l’azoto ma qui in val di Sole sarebbe un oltraggio inaccettabile. Si, perché il nome di questo angolo di paradiso naturale non è legato a… “O’ sole mio” ovvero a un perfetto gemellaggio meteorologico con Napoli ma a un termine dell’antica lingua dei Reti che richiama l’acqua. Non a caso qui in Val di Sole a decine si trovano laghetti, fiumi, torrenti e ruscelli. Un patrimonio naturalistico imponente che questa terra mette a disposizione di tutti i propri ospiti.
Fonte: Uff Stampa Nicer