Zeman a 360 gradi, Insigne, il golf, il campionato e il suo no ai play off

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Lui e Insigne, 24 mesi insieme tra Foggia e Pescara. Altri tempi, il ragazzo di Frattamaggiore era il talento che il Napoli cedeva in provincia – prima in C, poi in B – e non il «10» della Nazionale. E che ora, appunto in questa squadra, gioca meglio.
Due gol in due partite con il 4-3-3 della Nazionale: è questo, non il 4-4-2 del Napoli, il modulo giusto per Insigne?
«Ha fatto molto bene, gol a parte: quello alla Grecia è il tipico suo colpo, quello con il tiro al volo alla Bosnia era fuori programma. Da sempre sostengo che Lorenzo è un attaccante esterno e fa le cose migliori in attacco. Quando gioca più arretrato non riesce a fare la differenza».
Quindi, meglio con il 4-3-3?
«Con me, ha fatto 40 gol in due anni. Per le sue caratteristiche ha più difficoltà quando gioca al centro perché i difensori sono più forti. Il suo pezzo migliore è nell’uno contro uno, con il tiro o il cross: provarlo al centro è più complicato».
La conclusione del ragionamento è chiara.
«Ma Insigne deve giocare dove lo mette l’allenatore. Poi, il giocatore non si discute: ha qualità tecniche notevoli e, per quanto riguarda l’aspetto fisico, ha una grande corsa».
È stato evidente il cambio di ritmo e qualità di gioco passando dal Napoli alla Nazionale, dal grigiore degli ultimi mesi alle brillanti prestazioni.
«Si vede che ha più voglia e ci mette più impegno, credo si trovi meglio in questo contesto: da esterno sinistro può rendere di più. Però Ancelotti deve fare le proprie scelte e mettere in campo la propria squadra».
Insigne era diciannovenne nel suo Foggia: adesso è arrivato al massimo?
«Lo conosco bene, può fare ancora meglio. Quanto vale ha cominciato a dimostrarlo ai tempi del Foggia e del Pescara».
Forse, quando gioca in Nazionale, è più sereno rispetto a Napoli, dove può avvertire il peso della fascia di capitano e del problematico rapporto con una parte della tifoseria.
«Il pubblico del San Paolo tiene ai napoletani: non pensi ad altro, Lorenzo, e continui a giocare». 
Insigne ha stretto un patto di fedeltà con Napoli nonostante l’amarezza della contestazione in una serata di Europa League. Ma se arrivasse la grande offerta?
«Ma dove vuole andare? Quando era a Foggia e Pescara, non vedeva l’ora di scapparsene a Napoli… Lorenzo è napoletano, deve sentire la fiducia ma anche essere più continuo. L’affetto del pubblico? Le carezze fanno bene ma non bisogna esagerare. Questa è la squadra di Insigne e qui può prendersi grandi soddisfazioni».
Lo scudetto? Ma è davvero realizzabile considerando la dittatura della Juve?
«Ancelotti ha avuto un anno di tempo per provare tutti i suoi giocatori: nel prossimo campionato sicuramente faranno meglio».
Può vincere lo scudetto?
«Può competere per vincerlo, non fermandosi a dieci o più punti di distacco». 
Ancelotti ha allenato in cinque Paesi e i migliori al mondo: ha fatto la scelta giusta venendo a Napoli?
«Le scelte si fanno là dove vi sono le possibilità, comunque Ancelotti non ha sbagliato. È stato dove avevano il piatto già pronto, nel senso che dove ha vinto lui avevano vinto anche gli altri. Napoli è una piazza diversa, con una società che non è abituata a vincere. E lui vuole provarci».
È una nazionale col marchio zemaniano: per Insigne, per il 4-3-3, per Verratti.
«Il valore di Verratti, come quello di Insigne, non si è scoperto nell’ultima partita. Marco, dopo gli ottimi inizi a Pescara, è uno dei migliori giocatori del campionato francese. Ha raggiunto una grande maturità e ha trovato la giusta sintonia con Jorginho, così come era accaduto con Thiago Motta al Psg, anche se lui rende di più quando è da solo in regia».
Il calcio italiano le sembra in ripresa?
«Sul piano della qualità abbiamo assistito a un campionato non bello. Quanto alla Nazionale, ha giocato bene contro la Bosnia ma ha fatto il primo tiro dopo 22 minuti e ha segnato il gol della vittoria a 4 minuti dalla fine. Benino la Under 20 ai Mondiali, però non è un successo essere stati eliminati dall’Ucraina. C’è ancora da fare».
Visto il predominio della Juve, si potrebbero provare i playoff?
«Sono contrario. Dopo 38 anni partite la classifica dà l’esatta immagine di quanto è stato fatto in un campionato e non sarebbe giusto se a vincere lo scudetto fosse chi è arrivato sesto».
Sarri alla Juve dopo essere stato la bandiera del Napoli e di Napoli: che ne pensa?
«La Juve continua a sorprendermi. Se è stata una scelta giusta da parte di Sarri, lo capiremo durante la stagione. Ha tutto per poter lavorare bene alla Juve, bisogna poi vedere se i giocatori si adattano al nuovo allenatore».
E il nuovo corso della Roma con Fonseca?
«Il problema della Roma non è l’allenatore».
Lei, a 72 anni, ha smesso di allenare?
«Vorrei ma non posso».
Perché?
«Se non mi chiamano, come alleno? Mi piacerebbe mettermi a disposizione, però evidentemente ci sono pochi progetti o non ci sono squadre adatte a me. Non sono vecchio e poi mica devo essere io a correre in campo».Fonte: Il Mattino

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