Le amicizie quelle vere, quelle di tutta una vita. Giovanni Galli definisce l’amico Carletto «una persona meravigliosa». Amicizia nata a Castellanza, a metà strada tra Milano e Milanello, dove viveva buona parte dei calciatori rossoneri. «C’erano anche Rjikaard e Van Basten. Io e Ancelotti avevamo casa nella stessa palazzina».
Un legame nato in campo ma cementato soprattutto da rapporti extracalcistici. «La mia e la sua erano le famiglie che si frequentavano più spesso, siamo coetanei, abbiamo condiviso gli anni più importanti della nostra crescita professionale».
Pregi e difetti dell’amico Ancelotti? «Non ho mai capito dove trovasse la forza per reagire a tanti infortuni, il ginocchio lo ha fatto dannare eppure non mollava mai: ai suoi tempi rompersi il crociato equivaleva quasi a smettere di giocare. Difetti? Punto debole, direi: se gli si alza il sopracciglio sinistro vuol dire che qualcosa lo fa rosicare».
Il meglio è nel carattere? «Esattamente. Gli scivola tutto addosso, molto saggio, ama la semplicità, abile come pochi a mettere i giocatori a proprio agio, facendoli esprimere al massimo in campo».
Un amico vero. «Organizzo ogni anno il premio dedicato alla memoria di mio figlio Niccolò. Quando è toccato a Carlo, venne con un aereo privato da Monaco di Baviera perché me l’aveva promesso».
fonte: Il Mattino