Tutto De Laurentiis, dalla Spagna a 360 gradi. Il calcio che verrà, il suo Napoli, Insigne e l’allenatore

Il presidente del Napoli fa il punto sulle strategie del club azzurro

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Prima di trascorrere un week end sulla sua barca a Capri, ci ha parlato di Ancelotti e Insigne, di Lozano e Di Lorenzo, ma anche di Sarri, Icardi, dell’Inter che ha provato a sfilargli i suoi top player e dei tifosi partenopei che a Malta gli hanno chiesto decine di selfie. A lui e al figlio Edoardo, che, grazie alla competenza accumulata in questi anni con il Napoli, è sempre più inserito nei meccanismi del calcio europeo. Ecco quanto detto in una lunga intervista al CdS. 

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De Laurentiis, iniziamo da Ancelotti che da poco più di un anno è con voi. Che bilancio fa di questi primi dodici mesi insieme a Carletto«Ottimo. Ha lavorato molto bene e i risultati ottenuti lo confermano». 
 
Se potesse tornare indietro, sceglierebbe ancora Ancelotti come tecnico? «Assolutamente, sì. Con lui abbiamo altri due anni di contratto e siamo l’unico club italiano (intende tra i grandi, ndr) che non è alle prese con una rivoluzione interna. Questo ci permetterà di fare le cose per bene e di costruire una squadra ancora più forte di quella che abbiamo». 

A proposito di allenatori, sta seguendo la telenovela Sarri-Juventus e quello che ha detto per esempio a riguardo Insigne («Per i napoletani sarebbe un tradimento»)? «Sono assolutamente distaccato da questa vicenda. Penso che, compiuti diciotto anni, il raggiungimento della maggiore età consenta a ognuno di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Tutto qua».

Che mercato si devono aspettare i tifosi del Napoli?  «Prima di tutto bisogna sottolineare che l’estate è lunghissima e che tante cose possono succedere da qui al 2 settembre. Siamo appena a inizio giugno…». 

Però il vostro mercato sembra già in fibrillazione e vi vengono accostati tanti giocatori. «Prima di comprare qualcuno, ci dovranno essere delle cessioni perché una rosa deve essere equilibrata e avere il giusto numero di elementi. E’ inoltre indispensabile non dimenticarsi di due aspetti. Il primo: il Napoli ha un patrimonio notevole di calciatori che nell’ultima stagione sono stati in prestito in altre squadre come ad esempio Sepe, Grassi e Inglese che abbiamo mandato a Parma. Il secondo: abbiamo già acquistato Di Lorenzo».

Bruciando tutti sul tempo, aggiungiamo noi.  «Di Lorenzo era un elemento che ci piaceva da tempo e abbiamo fatto un ottimo lavoro. Siamo convinti che anche con noi mostrerà il suo valore».

Il prossimo arrivo sarà un attaccante? A che punto è la trattativa per Lozano?  «Per quel che riguarda gli attaccanti, ne abbiamo a iosa e prima di comprarne altri dobbiamo capire chi sarà in uscita. Quando mi sono confrontato con i miei collaboratori abbiamo stabilito che la squadra ha bisogno di un attaccante, di un terzino destro, che però abbiamo già acquistato, e di un terzino sinistro, qualora uno dei nostri dovesse partire. Altrimenti in quest’ultimo ruolo siamo a posto visto che Ghoulam ha dimostrato di stare bene e facendo la preparazione estiva migliorerà ancora».

Su Lozano però non ha risposto. «Ripeto, gli attaccanti validi sul mercato li conoscono tutti e noi restiamo come falchi in attesa delle migliori opportunità». 
 
Avete chiesto informazioni anche su Mauro Icardi?  «Icardi lo abbiamo trattato tre anni fa, mentre adesso…».

Adesso… «Adesso mi dicono i miei (collaboratori, ndr) che sia l’Inter a volermi smantellare la squadra e che ci avrebbe chiesto i giocatori più forti che abbiamo. Io però non ho intenzione di venderli». 

L’Inter voleva Zielinski? O Insigne?(Sorride) «Insigne è un calciatore che potrebbe giocare in qualsiasi grande squadra europea, ma per il momento è del Napoli e siamo felici». 

Il suo messaggio suona come “Il Napoli non è un supermercato”. E’ corretto?  «Corretto. I nostri campioni non sono in vendita a meno che non ne compriamo qualcuno che riteniamo più forte. Tanti ce li chiedono, ma le cose stanno come vi ho detto».

I tifosi saranno contenti… (L’intervista è interrotta dall’ennesimo ragazzo che gli chiede un selfie) «Vede, io credo che i tifosi mi vogliano bene perché hanno capito che tengo al Napoli e che appartengo al club delle persone serie. Anche per onorare i nostri sostenitori abbiamo organizzato una super amichevole il 28 luglio contro i campioni d’Europa del Liverpool. E questa mi sembra un’ottima notizia…». 


Dal Napoli all’Eca e al calcio europeo. Cosa pensa della riforma che l’Uefa ha in mente?  «Nelle riunioni di questi due giorni abbiamo iniziato a confrontarci e il confronto è fondamentale perché chiudersi non paga mai. Ci sono moltissimi passi da fare e soprattutto c’è un percorso molto complicato davanti a noi. La domanda che mi pongo però è semplice: può l’Uefa essere l’ago della bilancia e decidere per i club? L’Uefa è in grado di prevedere quello che succederà tra sette-otto anni? Se le società europee hanno formato l’Eca più di dieci anni fa, forse è la stessa Eca che dovrebbe preoccuparsi di tutto ciò. Le risposte da dare sono molto importanti e, se si dovesse declinare male il futuro, questo bel gioco che è il calcio potrebbe finire in malo modo».

Anche lei è critico come il presidente della Liga, Tebas, che non vuole la Super Champions?  «Il discorso di Tebas è minimalista e il suo errore è pensare che l’Eca sia una nemica. Non è così. L’Eca nasce sia per difendere gli interessi dei club contro chi ha sempre recitato un ruolo da padrone, ovvero la Fifa e l’Uefa, sia per creare i giusti equilibri».

La riforma delle coppe europee proposta dall’Uefa però non la convince?  «No, perché ci sarebbero tre coppe: una per ricchi, una per meno ricchi e una per poveri. Una simile organizzazione è sbagliata e io e altri lo abbiamo detto ad Agnelli in questi due giorni. Ci sono molti dubbi su questo format e sul fatto che qui a Malta non ci fossero i rappresentanti del mondo dei media: è fondamentale capire cosa vogliono i broadcaster per piazzare bene il prodotto in futuro. L’Europa è molto importante però purtroppo è divisa tra vari Stati che difficilmente dialogano con equilibrio. Il pericolo è che in futuro possa essere stritolata dagli Stati Uniti, dalla Russia e dalla Cina e che quindi anche il calcio ne risenta tantissimo».

Lei ha proposto un’unica grande Champions League. E’ ancora convinto della bontà di questo progetto? «Sì, sono convinto. Perché parlare di Champions League ed Europa League? Sembra una competizione per club di qualità e un’altra per sfigati… La soluzione ideale sarebbe quella di creare una Champions per i cinque Paesi con le società che hanno i fatturati maggiori e che possono comprare i grandi calciatori (Inghilterra, Spagna, Italia, Germania e Francia, ndr) e un’altra per i club degli altri Paesi. Le prime quattro/cinque di ognuna delle due Champions poi potrebbero sfidarsi e tutti punterebbero così a vincere la “grande” Champions, senza parlare, come succede ora, di una Champions, di un’Europa League 2 o di un’Europa League 3 che suonano come premi di consolazione». 

La Redazione

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