Apuzzo:”Il rapporto tra Insigne e il Napoli lo paragono a quello di un marito e una moglie nella vita matrimoniale”

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Ernesto Apuzzo, ex allenatore della Primavera azzurra, conosce bene Lorenzo: «Anche gli altri sbagliano, ma non succede nulla. Insigne criticato più di tutti»

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Pace fatta tra il capitano, il suo allenatore e tutta la società. L’anno prossimo potremmo assistere all’era dell’Insigne 2.0, capitano e leader. Quantomeno questo è ciò che pensa chi lo conosce bene sia umanamente che tecnicamente, il suo ex allenatore Ernesto Apuzzo, colui che l’ha svezzato nella Primavera azzurra.

All’interno di un campionato è normale avere dei passaggi a vuoto. E’ un calciatore, non un mostro. Inizialmente veniva ben supportato dalla squadra, poi tutti hanno fatto dei passi indietro. L’involuzione non ha colpito solo Lorenzo”.

Ma i tifosi si sono scagliati soprattutto contro di lui.

“Sì, e lo trovo molto ingeneroso da parte loro. C’è da dire che questa contestazione non è partita da tutti, solo una parte della tifoseria e, soprattutto, ci sono state delle concause. Anche gli altri calciatori sbagliano, ma non vengono criticati quanto Insigne. Per questo penso che a lui vengano date più colpe di quante ne ha”.

E’ davvero più complicato per un napoletano giocare nel Napoli?

“Assolutamente sì, come in tutte le altre città d’Italia. C’è un motivo se è stato coniato il detto ‘Nemo propheta in patria’”.

Perché?

“A volte ci sono dei momenti, delle piccole azioni, alcuni dettagli che infastidiscono i tifosi, che fischiano forse anche inconsciamente. Al momento della sostituzione con l’Arsenal è stato sbagliato il timing. Lorenzo è apparso svogliato nell’ultima azione ed è per questo che sono scattati i mugugni. Ma, proprio perché si parla di un napoletano e idolo dei tifosi, a mio avviso ha sbagliato Ancelotti, ma non penso che il pubblico ce l’avesse soltanto con Insigne. I vari malumori si sono sommati ed è successo quello che è successo”.

Ha mai creduto che Insigne volesse veramente andar via da Napoli?

“Il rapporto tra Insigne e il Napoli lo paragono a quello di un marito e una moglie nella vita matrimoniale. In ogni relazione c’è un momento di crisi, ma se quest’unione è supportata da amore e rispetto reciproco ci si ricongiunge più forti di prima. E credo che è quello che sta accadendo alle parti in causa. Non voglio credere che si tratti di un qualcosa fatto di proposito seguendo un piano di Raiola per arrivare al rinnovo o alla cessione, anche perché dopo la stagione altalenante disputata nessuno degli azzurri è nella posizione di chiedere qualcosa alla società”.

Questo matrimonio è stato suggellato anche dalla fascia di capitano.

“Insigne ha riflettuto in maniera convinta e ha capito che l’amore per la maglia è più forte di tutto e la fascia non farà altro che responsabilizzarlo ancora di più. Ora deve fare un passo in avanti e diventare un leader perché ha tutte le qualità per esserlo”.

Ipotizza Insigne a vita a Napoli?

“Ha ancora un contratto in essere e, se dovesse arrivare alla scadenza, supererebbe i trent’anni e a quel punto resterà fin quando il fisico glielo permetterà. Poi è chiaro che dietro l’angolo c’è l’incognita Raiola da monitorare. Se non va adesso in un grande club non credo che ci andrà più. Al massimo, poi, potrà seguire l’esempio di Hamsik e andare a guadagnare qualcosina in più altrove, ma non nei top club. Ma io dico che i soldi non sono tutto”.

Questione ruolo: meglio da esterno sinistro e seconda punta?

“Io l’ho fatto giocare anche da seconda punta, gli ho cambiato abbastanza spesso il ruolo, ma quello a lui più congeniale è quello di esterno sinistro nel 4-3-3, ossia la posizione in cui l’abbiamo visto con Sarri. Ma può agire anche dietro la punta centrale in un 4-2-3-1 e già quest’anno l’ha fatto con Ancelotti”.

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