Maurizio de Giovanni, scrittore di fama internazionale e tifoso appassionato del Napoli, è trasecolato, insieme a tantissimi sostenitori azzurri, quando ha visto la restituzione della maglia a Callejon. Un rifiuto che ha dell’ incredibile, un gesto incomprensibile e gravissimo. Ne parla ai microfoni de Il Mattino
Il Napoli vince e consolida il secondo posto, eppure resiste la contestazione di parte del tifo, come se lo spiega? «In realtà non si può capire. Si è creato un clima strano ed è assolutamente esecrabile il comportamento dei tifosi che hanno rifiutato la maglia del proprio capitano, il cui attaccamento e il suo sacrificio per i 90’ non sono mai stati in discussione. Posso capire i fischi per chi, come Insigne, abbandona il campo 15’ prima della fine della partita, ma questo diniego è del tutto condannabile ed anzi mi chiedo: ma i tifosi che contestano dopo una vittoria in trasferta, con quale motivazione seguono la propria squadra del cuore?»
Un gesto che arriva dopo gli striscioni di contestazione su Ancelotti e sul progetto del club. «Rientra in una strategia francamente inspiegabile del tifo organizzato e che trova radici in ragioni che non conosco, in motivazioni strumentali ed evidentemente pregiudiziali nei confronti del club a prescindere dai risultati. Discutere anche una professionalità come quella di Ancelotti non ha senso. A me sembra evidente che sia un anno di transizione, l’anno prossimo bisogna tirare le somme reali».
Un anno dopo la distanza tra squadra e città è diventata preoccupante… «Il problema è proprio questo: c’è un evidente spaccatura tra i supporter e la società e, quello che più mi preoccupa, all’interno dello stesso tifo. Trae origine, secondo me, da due fattori: una delusione eccessiva e la sostanziale “chiusura” del club alla città».
Partiamo dal primo fattore… «Parlare di fallimento è da brividi. Per i contenuti tecnici ed economici del Napoli il secondo posto, con i quarti di finale di Europa League, è positivo. Cosa si pretendeva di più? Deludente può essere stato il gioco, ma qui entra in ballo il raffronto impietoso con lo scorso anno, quando il Napoli era scintillante e ha lottato sino alla fine per il titolo. Il pubblico si è allontanato perché non ha mordente: senza gioco spettacolare, usciti dalla lotta per lo scudetto già a dicembre, buttata via la Coppa Italia, non c’è più competizione, il sale del calcio. Paradossalmente se il Napoli fosse stato a -1 dal quarto posto lo stadio sarebbe stato pieno. In più le aspettative: con Ancelotti e con un organico più completo nessuno immaginava di stare a 20 punti dalla capolista. Però io metterei la firma per un secondo posto anche l’anno prossimo».
La contestazione riguarda anche o soprattutto De Laurentiis… «Paga questa distanza. Il consiglio che mi permetto di dargli è proprio quello di parlare e aprirsi con la città, avvicinare il tifo ai propri beniamini».